“NON C'ERANO MOTIVI PER VIETARLO”
La vicenda processuale è ben nota: il Tribunale ITF le diede due anni di squalifica, poi ridotti a 15 mesi. Tanti, forse troppi, hanno detto la loro. Tuttavia, c'è un gruppo rimasto in silenzio: le tenniste russe. Un interessante articolo di www.tennis.com ha ascoltato alcuni pareri ed è emersa una percezione ben diversa rispetto a quella del mondo occidentale. “Il motivo è semplice: noi sappiamo cos'è il meldonium” ha detto Svetlana Kuznetsova. In effetti, il prodotto inventato in Lettonia è di utilizzo comune nell'est europeo. È un medicinale da banco, si trova facilmente in farmacia. Secondo le giocatrici russe, è percepito come un farmaco “protettivo”, utilizzato soprattutto dalle persone anziane con problemi cardiaci. “Abbiamo letto cosa è accaduto – dice Elena Vesnina – ci è parso tutto molto strano, perché Maria è risultata positiva a gennaio, poche settimane dopo che la sostanza era stata vietata. È stato un errore: non lo assumeva per avere vantaggi agonistici. Questo farmaco non è niente di troppo serio, viene preso soprattutto dai vecchi in Russia e nei paesi dell'ex Unione Sovietica. Serve a dare sollievo al cuore in età avanzata. È strano che molte giocatrici se la siano presa con lei, come se fosse una cattiva persona. Non è così. I russi sapevano cosa fosse successo, per questo la sostengono”. Ekaterina Makarova ha voluto sottolineare di non averlo mai preso, pur ammettendo che tanti professionisti di altre discipline ne facevano uso. “Ne abbiamo parlato con diversi medici – interviene la Vesnina – abbiamo fatto domande, eravamo interessate. Tutti sono rimasti stupiti di trovarlo nella lista dei farmaci vietati, perché non c'è una ragione. La WADA non ha neanche fatto ricerche su quanto tempo rimanga nel corpo”. Dalle parole di Makarova e Vesnina emerge il sospetto che la norma anti-meldonium fosse una mossa per danneggiare gli sportivi russi in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. “Lo hanno vietato poco prima dei Giochi” hanno detto all'unisono, ricordando lo scandalo-doping che ha rischiato di fare piazza pulita dell'intera delegazione russa. Alla fine, si sono presentati in Brasile i soli atleti che avevano dimostrato la loro estraneità a qualsiasi pratica dopante.