L'IMPORTANZA DEGLI INVESTIMENTI
Il suo pregio principale? La lungimiranza. Non ha mai pensato al torneucolo facile, all'obiettivo immediato. Ha sempre investito sul lungo termine. Allenatori, preparatori atletici, fisioterapisti, mental coach... al suo angolo si sono alternati parecchi professionisti, assunti in nome di un obiettivo. E non si è mai fermato: il licenziamento di Neville Godwin lo scorso anno, dopo che lo aveva guidato in finale allo Us Open, sembrava clamoroso. Invece ha avuto ragione lui, scegliendo di accompagnarsi a Brad Stine. Quando vieni da un paese tutto sommato povero, può esserci la forte tentazione di vivere al risparmio, di arraffare più guadagni possibili. Anderson non è mai caduto nella trappola, e ha continuato a investire su se stesso. D'altra parte, non si è mai arreso alle difficoltà. Lo ha dimostrato in mille occasioni e alla fine ha vinto lui. E ha una percezione molto corretta delle cose. Quando ha battuto Isner a Wimbledon, ha accolto la vittoria con una sobrietà encomiabile. In un mondo dello sport in cui gli atleti – specialmente ad alti livelli – possono farsi assorbire dall'esaltazione del sé, lui ha reso l'onore delle armi a Isner, evitando di esultargli in faccia. La comunità degli appassionati ha apprezzato, il Sudafrica si è lentamente innamorato di lui. Prima di allora era pur sempre un emigrato, uno che non giocava volentieri in Coppa Davis. Adesso anche per le strade di Johannesburg la gente parla di lui, vuole conoscere ogni dettaglio della sua carriera. Grazie a Kevin Anderson, il tennis non solo è tornato sulle pagine dei giornali sudafricani. È piombato sulle copertine.