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Riccardo Bisti
03 February 2018

Ben Mclachlan, giapponese d'importazione

Nato e cresciuto in Nuova Zelanda, Ben Mclachlan ha scelto di rappresentare il Giappone in virtù della provenienza della madre. Da quando gioca per il Sol Levante, la sua carriera è cambiata: ha vinto un titolo ATP al primo tentativo ed è reduce da una fiabesca semifinale in Australia. “In Giappone ho risorse e strutture”.

Buona parte del destino di Giappone-Italia si deciderà con il doppio. Per l'Italia dovrebbero giocare Fabio Fognini e Simone Bolelli, mentre Satoshi Iwabuchi spedirà in campo un giocatore che soltanto pochi mesi fa non poteva neanche rappresentare il Sol Levante. Uno che lo devi guardare bene per individuare lineamenti orientali. Ben Mclachlan è nato in Nuova Zelanda e l'ha rappresentata fino allo scorso settembre, salvo poi cedere alle lusinghe giapponesi. Un anno fa era numero 200 ATP nel ranking ATP di doppio, adesso è 36esimo e ha già vinto un ricco torneo ATP (Tokyo, proprio con Yasutaka Uchiyama, suo compagno in Davis) ed è reduce dalla semifinale all'Australian Open insieme a Jan Lennard Struff. La vita di Mclachlan si è sviluppata su tre direttrici: Nuova Zelanda, Giappone e Stati Uniti. Sin da piccolo, ha trascorso in Giappone (il paese della madre) tutte le estati. A 22 anni, si è trasferito a Berkeley, negli Stati Uniti, per intraprendere la carriera universitaria. “Mio padre è neozelandese, mia madre è giapponese – dice Mclachlan, 26 anni a maggio – ho trascorso buona parte della mia vita in Nuova Zelanda, ma sono sempre venuto in Giappone, almeno una volta all'anno, per incontrare mia nonna”. Non ci sono ragioni troppo romantiche dietro la sua scelta. Semplicemente, il tennis è uno sport più popolare, dunque con più possibilità per allenarsi con buoni giocatori e in strutture adeguate. Da quando è diventato giapponese, la sua carriera ha vissuto una forte impennata. “Ho deciso così perché pensavo che fosse la scelta giusta per la mia carriera da doppista – racconta – il tennis non è molto popolare in Nuova Zelanda, così ho pensato che il Giappone mi avrebbe garantito un sostegno più efficace. Quando mi trovo nel Paese, mi alleno in un centro d'allenamento di livello internazionale”.

UN PAESE DA SCOPRIRE
Subito convocato in Coppa Davis per lo spareggio contro il Brasile, sostiene che l'ambiente della Davis lo abbia aiutato a credere in se stesso. I risultati lo confermano: al primo tornei ATP mai giocato, dopo una vita nei Challenger, ha subito vinto il torneo. Non accadeva da 12 anni che una coppia giapponese vincesse un doppio in un torneo ATP. La sua scelta, tuttavia, non gli ha cambiato la vita. Mclachlan continua a vivere a Queenstown, Nuova Zelanda, dove è allenato dal fratello Riki. “Queenstown resta casa mia, mi posso rilassare, ho più amici... ma devo ancora scoprire il Giappone. Non ci ho mai vissuto, mi sono limitato a visitarlo. Mi piace il cibo e ne apprezzo la cultura”. Per adesso, Mclachlan non ha un compagno fisso. Anche la semifinale in Australia è giunta per caso: alla vigilia del torneo, Struff gli ha mandato un messaggio per chiedergli se fosse disponibile. È finita che sono arrivati a due punti da una clamorosa finale. In Coppa Davis non può esserci flessibilità: il suo compagno sarà Yasutaka Uchiyama, vuoi per l'incredibile successo a Tokyo, vuoi perché – oltre a lui – è il nipponico ad avere confidenza con la specialità. “Non abbiamo giocato molto insieme, ma ogni volta che è successo ci siamo sentiti sempre più forti” raccontava lo scorso autunno. Giusto tre anni fa Fabio Fognini e Simone Bolelli vincevano l'Australian Open, storico successo per l'Italia. In virtù di questo partono leggermente favoriti, ma troveranno il miglior doppio giapponese degli ultimi anni. Dal 2013, il bilancio del Sol Levante nei doppi di Davis parla di 3 vittorie e 11 sconfitte. Ma non erano mai stati così forti.

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