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Cosimo Mongelli
21 August 2018

Il (duro) cemento di Marco Cecchinato

Appena il circuito si è trasferito sul cemento, sono iniziate le difficoltà di Marco Cecchinato. Il siciliano si presenterà allo Us Open reduce da quattro sconfitte di fila al primo turno, tutte contro avversari che gli stanno dietro in classifica. Lo Us Open sarà un buon banco di prova per capire se la crescita del palermitano non è circoscritta alla terra battuta.
"Sembrava fosse amore invece era un calesse?" Si potrebbe parafrasare il celeberrimo film del compianto Massimo Troisi per riassumere l'ultimo mese di Marco Cecchinato, nei tornei su cemento che conducono all'imminente Us Open. Dopo i calici alzati al cielo per le imprese e vittorie su rosso, compresa la storica semifinale al Roland Garros, che l'hanno portato a ridosso dei primi venti al mondo, dopo le pagine scritte pregne di sorpresa, speranza e anche qualche prematura certezza su un futuro da commensale, se non dei primissimi, ma almeno dei primi al mondo, ecco il brusco risveglio. Dopo la vittoria ad Umago, maturata dopo l'uscita al primo turno a Wimbledon, sono arrivate quattro sconfitte al primo turno in altrettanti tornei. La prima sulla sua superficie preferita, la terra rossa di Amburgo. E poi la stagione sul cemento. Certo, era per la prima volta in tabellone in un Masters 1000 senza dover passare dalle qualificazioni, addirittura da testa di serie.

UNA SUPERFICIE DA ADDOMESTICARE
E pensare che, fino a qualche mese fa, le sue ambizioni e i suoi auspici erano confinati nelle vittorie nei tornei Challenger. Ma ci si aspettava, se non una conferma, almeno qualche segnale. Invece ecco arrivare le sconfitte con Tiafoe a Toronto, con Mannarino (con qualche rimpianto) a Cincinnati e poi quella nel più modesto torneo di Winston Salem. contro il tedesco Jan Lennard Struff. Tutti giocatori che gli stanno dietro in classifica. Il tennis di Marco è senz'altro efficace sul rosso, ma sette sconfitte in altrettanti incontri nel circuito maggiore su cemento, tre delle quali arrivate in questo 2018, sono un campanello d'allarme, almeno per chi vuole ambire a rimanere nell'olimpo e non può limitarsi alla stagione sulla terra battuta per racimolare punti. Ora per Marco c'è l'Open degli Stati Uniti, laddove tre anni fa ha raccolto la sua prima esperienza nel tabellone principale di uno Slam. Sorteggio favorevole permettendo, ci si aspetta qualche segnale. I fasti di Parigi sono e rimarranno indelebili. Ma un'altra sconfitta al primo turno lascerebbe un pizzico di amaro in bocca.

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