Daniil Medvedev pensava che la vita del tennista fosse semplice. Basta allenarsi e cercare di migliorare, pensava, per poi scendere in campo. Tutti gli altri aspetti del professionismo gli erano quasi sconosciuti: dieta, disciplina, recupero. Per esempio, se il suo match era programmato alle 19, mangiava tranquillamente panna cotta durante il pranzo. E capitava spesso che la sua colazione fosse a base di croissant. Quasi normale, visto che si allena a Cannes. Dopo ogni match, si comportava come un tennista della domenica. Niente bagni ghiacciati, soltanto un po' di stretching e saluti a tutti. “Credevo che il miglior riposo sarebbe stato sdraiarsi sul letto e guardare un po' di TV” ha detto il russo, che in questi giorni è impegnato al torneo ATP di 's-Hertogenbosch. Ha superato Yuki Bhambri ed è atteso, negli ottavi, da Fernando Verdasco. Medvedev è professionista dal 2014, ma per lungo periodo ha ignorato i consigli di chi gli stava accanto. D'altra parte, prima di fare irruzione tra i top-100 ATP, non aveva le risorse per assumere uno staff di professionisti. “Quando sei costretto a giocare Challenger e Futures, c'è un po' di preoccupazione per il futuro – racconta Daniil – dunque tendi a risparmiare più soldi possibili”. A fine 2016, l'agognato rientro tra i primi cento. Da allora sono successe tante cose. L'anno scorso ha colto la più bella vittoria in carriera, a Wimbledon, superando Stan Wawrinka. Ha chiuso la stagione qualificandosi per le Next Gen ATP Finals, e quest'anno si è aggiudicato il suo primo titolo ATP, sul cemento di Sydney.