UNA SVOLTA MENTALE
La questione interessa il giusto a Hugo Dellien, oggi impegnato al Challenger di Sopot. “Sono emozionato per aver raggiunto questo traguardo – ha detto – non me lo aspettavo, perché lo scorso novembre mi sono sottoposto a un'operazione al polso sinistro che mi ha impedito di giocare l'Australian Open. Sarebbe stato il mio primo Slam, almeno nelle qualificazioni. Invece, dopo appena sette mesi, mi trovo tra i top-100. Credo che sia il sogno di tutti. Un traguardo inatteso ma meritato, soprattutto pensando a tutti i sacrifici fatti nel corso degli anni”. Quando gli hanno chiesto cosa è cambiato per fare un salto di qualità così improvviso, non ha avuto dubbi: “Sono migliorato sul piano mentale. In passato ero già stato n.220-230 ATP, sapevo cosa fare sul campo da tennis – dice Dellien – il mio problema era soprattutto di natura mentale. Ho cambiato coach, lui ha messo ordine in quello che faccio in campo. Inoltre abbiamo sistemato un paio di cose con il rovescio, rendendolo più solido, e questo mi ha permesso di avere ancora più fiducia con il dritto, il mio colpo preferito”. Dal 1984 a oggi, nove dei dodici paesi sudamericani avevano avuto almeno un top-100. Grazie a Dellien, la Bolivia è entrata nel club, lasciando fuori soltanto Guyana e Suriname. Ha iniziato a giocare a 4 anni, spinto da genitori: volevano che Hugo trovasse qualcosa da fare al pomeriggio. Il talento emerse subito, al punto che ha 15 anni ha smesso di studiare per spostarsi a Santa Cruz con il suo allenatore. “Negli ultimi anni il tennis ha avuto un incremento di popolarità nel mio paese – ha detto – però c'era bisogno di un top-100 per dare fiducia a tutti, non succedeva da 34 anni. Credo che da adesso in poi crescerà ancora”.