UN SISTEMA MIGLIORATIVO
La figura dei giudici di linea, tuttavia, è ancora lontana dalla pensione. Chi si trovava a Milano durante le Next Gen Finals avrà notato la presenza di tanti giudici di linea in tribuna, pronti a subentrare in caso di cattivo funzionamento del sistema. Una delle questioni maggiormente dibattute riguarda il suono che dovrebbe fare l'apparecchio quando una palla è fuori. Sono stati testati clacson, cicalini e segnali acustici: alla fine è stato deciso di registrare diverse voci umane che gridano “out!” in modo che tutto sembrasse il meno monotono possibile. “E presto aggiungeremo una voce diversa per segnalare i falli di piede”. Il business sarà sostenibile? Secondo Japhet, il costo per l'aggiornamento ad Hawk Eye Live dovrebbe essere compensato dall'azzeramento delle spese per i giudici di linea: gettone, vitto, alloggio e abbigliamento. I promotori dell'iniziativa ammettono che la crescita potrebbe deumanizzare l'arbitraggio. “Soprattutto perché i nostri arbitri emergenti sono quasi tutti giudici di linea – ha detto Gayle Bradshaw dell'ATP – e sappiamo che si porterà via una parte dell'intrattenimento, perché i fan amano discutere se una palla è buona. Tuttavia, possiamo riscattarci mostrando tutto sui maxi-schermi. E i giocatori potranno concentrarsi esclusivamente sul gioco. Se esiste un sistema che può migliorare il gioco, perché dobbiamo privarlo ai nostri atleti?” Hawk Eye Live viene già utilizzato nel calcio, nel cricket e nell'automobilismo Nascar. All'evento di Delray Beach c'era anche Jesse Levine, che ha utilizzato occhio di falco da professionista prima di ritirarsi nel 2014. “È bello perchè è un sistema generato dal computer, quindi non sbaglia. Non si può certo discutere con una macchina. Il lato negativo è che non c'è più molta interazione con il pubblico. Non c'è pathos come accade quando si chiama un challenge. Ma, soprattutto, non fa parte della tradizione del tennis. Nello sport c'è il fattore umano che crea suspense. Per questo il challenge è bello. Questo sistema è bello da provare ogni tanto, ma non sempre”.