Pur non trovando spazio nei dizionari, la parola “baluastro” è entrata nel lessico comune. È un incrocio tra “baluardo” e “pilastro” e ben descrive le cose e le persone che rappresentano una certezza, una garanzia di stabilità nonostante forti spinte al cambiamento. Fino al giorno di Ferragosto, la Coppa Davis era un baluastro del tennis. L'unica competizione in cui la legittima volgarità del professionismo (e del guadagno a tutti i costi) lasciava spazio a un'ideale più alto, romantico, forse retorico: trasformava il tennis (sport individuale per eccellenza) in una competizione a squadre, in cui ogni giocatore scendeva in campo per il capitano, i compagni, i tifosi, persino un'intera nazione. Da adesso in poi, i tennisti scenderanno in campo per lo stesso motivo che li spinge a giocare ogni settimana, in giro per il mondo: i soldi. E sono stati i soldi – non certo i programmi – il motivo che ha spinto il 71,43% dei delegati a votare a favore di una riforma assurda, inammissibile, che devasta la tradizione e non farà certo bene ai giocatori. Come ha detto Nicolas Mahut nei giorni scorsi, pensate che i tennisti siano contenti di terminare la stagione a Parigi Bercy (e magari c'è chi chiude con maggiore anticipo) con la prospettiva di allenarsi per giocare la Davis a fine novembre, in un periodo in cui solitamente sono tutti in vacanza e/o in piena preparazione? Nell'ultima settimana di novembre, erano impegnati soltanto otto giocatori, appunto quelli che giocavano la finale con il vecchio format. Adesso saranno in 72, in un carrozzone alimentato dal Dio Denaro. Raccontano, alcuni testimoni presenti al Ritz Conference di Orlando, che l'arrivo di Gerard Piqué sia stato accolto da tanti delegati (in tutto erano 242) con abbracci e richieste di selfie, come se il difensore del Barcellona sia una sorta di divinità. Secondo la testimonianza di Ulrich Klaus, presidente di Deutsche Tennis Bund (la federazione tedesca), mercoledì sera il fronte del no" aveva in mano circa 170 voti, ben più dei 140 necessari per rispedire al mittente la proposta: "Stiamo continuando a ragionare per cercare di capire da dove siano arrivati i voti mancanti". Insomma, ci sarebbero stati dei "franchi tiratori" che hanno optato per il "sì" dopo aver annunciato il "no" o almeno una forte incertezza.