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Riccardo Bisti
16 August 2018

Hanno ucciso la Coppa Davis. Si sa chi è stato.

Col 71,43% di voti favorevoli passa l'incredibile riforma proposta da Kosmos e approvata dall'ITF. In un clima surreale, in cui i delegati chiedevano selfie a Gerard Piqué, vengono frantumati 118 anni di storia in nome di una montagna di denaro. Fino a mercoledì sera, il fronte del “no” era convinto di avere 170 voti quando ne bastavano 140.

Pur non trovando spazio nei dizionari, la parola “baluastro” è entrata nel lessico comune. È un incrocio tra “baluardo” e “pilastro” e ben descrive le cose e le persone che rappresentano una certezza, una garanzia di stabilità nonostante forti spinte al cambiamento. Fino al giorno di Ferragosto, la Coppa Davis era un baluastro del tennis. L'unica competizione in cui la legittima volgarità del professionismo (e del guadagno a tutti i costi) lasciava spazio a un'ideale più alto, romantico, forse retorico: trasformava il tennis (sport individuale per eccellenza) in una competizione a squadre, in cui ogni giocatore scendeva in campo per il capitano, i compagni, i tifosi, persino un'intera nazione. Da adesso in poi, i tennisti scenderanno in campo per lo stesso motivo che li spinge a giocare ogni settimana, in giro per il mondo: i soldi. E sono stati i soldi – non certo i programmi – il motivo che ha spinto il 71,43% dei delegati a votare a favore di una riforma assurda, inammissibile, che devasta la tradizione e non farà certo bene ai giocatori. Come ha detto Nicolas Mahut nei giorni scorsi, pensate che i tennisti siano contenti di terminare la stagione a Parigi Bercy (e magari c'è chi chiude con maggiore anticipo) con la prospettiva di allenarsi per giocare la Davis a fine novembre, in un periodo in cui solitamente sono tutti in vacanza e/o in piena preparazione? Nell'ultima settimana di novembre, erano impegnati soltanto otto giocatori, appunto quelli che giocavano la finale con il vecchio format. Adesso saranno in 72, in un carrozzone alimentato dal Dio Denaro. Raccontano, alcuni testimoni presenti al Ritz Conference di Orlando, che l'arrivo di Gerard Piqué sia stato accolto da tanti delegati (in tutto erano 242) con abbracci e richieste di selfie, come se il difensore del Barcellona sia una sorta di divinità. Secondo la testimonianza di Ulrich Klaus, presidente di Deutsche Tennis Bund (la federazione tedesca), mercoledì sera il fronte del no" aveva in mano circa 170 voti, ben più dei 140 necessari per rispedire al mittente la proposta: "Stiamo continuando a ragionare per cercare di capire da dove siano arrivati i voti mancanti". Insomma, ci sarebbero stati dei "franchi tiratori" che hanno optato per il "sì" dopo aver annunciato il "no" o almeno una forte incertezza.

UNA FORMULA INACCETTABILE
I voti necessari sono stati raggiunti soprattutto grazie alle federazioni più povere. Il continente africano ha votato in blocco a favore della riforma, abbagliato dalla promessa di più soldi per gonfiare tasche e casse spesso esangui. D'altra parte, decine e decine di paesi non hanno la minima chance di vincere la Davis e dunque non saranno mai toccati dalla riforma, poiché le loro nazionali sono coinvolte nei gruppi zonali (Gruppo III e Gruppo IV, equivalenti della Serie D e della Serie E). La riforma, tuttavia, promette un investimento del Gruppo Kosmos di 3 miliardi di dollari in 25 anni. E allora, ogni anno, in cambio di 120 milioni, l'ITF ha ceduto ogni diritto al gruppo del calciatore spagnolo e di Hiroshi Mikitani (presidente di Rakuten), a cui si aggiunge il miliardario Larry Ellison. Potranno fare quello che vorranno e hanno studiato un format talmente complicato che c'è stato bisogno di un filmato di 4 minuti per spiegare cosa succederà a partire dal prossimo febbraio. In sintesi, dopo un primo turno a 24 squadre (orribile, con match racchiusi in due giorni e al meglio dei tre set), le dodici vincitrici arriveranno al girone finale (che si terrà a Madrid o a Lille), in cui troveranno le quattro semifinaliste di quest'anno (Spagna, Francia, Stati Uniti e Croazia) più due wild card. Le squadre si snoderanno in sei gironi da tre (dal lunedì al giovedì), poi ci saranno i quarti al venerdì, le semifinali al sabato e la finale alla domenica. I match si giocheranno al meglio dei tre set, e ogni singola sfida sarà composta da due singolari e un doppio. Per intenderci, come le gare a squadre di Serie D3. C'è poi il terribile concetto delle “migliori seconde” che accederanno ai quarti in virtù del quoziente set e game: una cosa inaccettabile, tollerata in occasione delle ATP Finals proprio in virtù della sua unicità. Quando la stessa ATP provò a riproporre il format dei gironi nei tornei del circuito, l'esperimento fu sonoramente bocciato.

IL JET PRIVATO DI PIQUÈ E L'EMENDAMENTO GIUDICELLI
Dall'anno prossimo, dunque, il nome istituzionale della settimana-esibizione sarà "Davis Cup by BNP Paribas Finals", ma sarà molto difficile chiamare “Coppa Davis” quello che vedremo. A Orlando è stato un trionfo della volgarità, a partire dagli abbracci e dalle manifestazioni di gioia dei vincitori. Sul web è circolato un filmato di 13 secondi, in cui Gerard Piqué viene abbracciato quasi come quando aveva vinto Mondiali ed Europei con le Furie Rosse. Nel suo intervento prima della votazione, aveva insistito sull'emozione di aver giocato i Campionati del Mondo e che i tennisti avrebbero potuto provare la stessa sensazione. Grazie a un permesso ottenuto dalla sua squadra, il Barcellona, ha potuto raggiungere Orlando con un jet privato. Un'altra delle stranezze di una giornata che passerà alla storia per il totale disprezzo dello sport. Come l'emendamento Giudicelli: per salvare il presidente FFT (la cui federazione è stata decisiva, dando il “sì” nonostante forti resistente interne) è passato anche l'emendamento che consentirà all'ITF di non cacciare i membri del suo Consiglio d'Amministrazione se puniti di un reato penale, a patto che lo stesso non sia considerato tale in tutti i Paesi. Lo scorso settembre, Giudicelli era stato condannato per diffamazione e dunque – statuto alla mano – avrebbe dovuto essere immediatamente rimosso. Per ovvi interessi elettorali, non solo l'hanno mantenuto in sella, ma addirittura hanno proposto l'emendamento che gli consentirà di restare in carica. La Davis è morta. “Il nuovo modello significa che una nazione potrebbe non poter giocare in casa per anni – ha detto Ulrich Klaus – si tratta di un cambiamento devastante per molte nazioni. Abolire i match in casa e in trasferta e trasformare la Davis nelle sue fondamenta è un approccio sbagliato e radicale. Inoltre critichiamo aspramente la mancanza di trasparenza dell'intera operazione”. E così sia.

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