Riccardo Bisti
03 September 2018

Gli amici di Tandil per vivere un altro sogno a NY

Per la sesta volta nei quarti allo Us Open, Juan Martin Del Potro ha riservato un intero box ai suoi amici d'infanzia, i quali fanno un gran tifo. “Beh, non hanno niente da fare, quindi possono allenare i cori...”. Supera Coric, punta i quarti contro Isner e sogna di arrivare in fondo, anche perché il polso non fa male. “Non ho ancora giocato da 10, ma sento di poterlo fare”.

Con quella carriera lì, spezzata da mille infortuni, un piazzamento nei quarti dello Us Open non è un risultato banale. Juan Martin Del Potro lo sa, e sa che il 2018 è un anno speciale. Poco prima dello Us Open ha messo fine a una rincorsa durata 10 anni, al podio del ranking ATP. Lo annusava, lo sfiorava, ma poi i polsi facevano le bizze e ogni traguardo si allontanava. Tra i vari tornei, tuttavia, lo Us Open è il suo preferito. Da ragazzino, quando gli chiesero i suoi obiettivi di carriera, disse che avrebbe voluto vincere a New York (fatto), vincere la Coppa Davis (fatto) e diventare numero 1 del mondo (work in progress). A New York, per qualche strana ragione, offre sempre il meglio di sé. È l'unico Slam in cui è arrivato per sei volte nei quarti di finale, ma non vuole fermarsi qui. Nella notte di domenica, ha dato una severa lezione a Borna Coric (6-4 6-3 6-1 in poco più di due ore). Si pensava che la solidità del croato potesse metterlo in difficoltà, certamente di più rispetto all'incostante genialità di Fernando Verdasco. Invece lo ha tenuto a bada, giocando un match intelligente sul piano tattico. “Mi sono reso conto che giocava meglio quando tiravo forte, allora ho trovato il modo di variare tatticamente, soprattutto con il rovescio in slice”. E Coric, peraltro dolorante a una gamba (si è fatto fasciare nel corso del match) è caduto nel tranello dopo aver giocato un buon primo set. Il termometro del tennis di Del Potro, oggi più che mai, è il rovescio. E da lì vengono ottime indicazioni.

SFIDA TRA GIGANTI
“A differenza di altre partite, oggi ho potuto scegliere se giocare lo slice oppure la soluzione a due mani. Potevo anche tirare la palla corta – ha detto Del Potro – quando ho fiducia a sufficienza sul lato sinistro, è un'opzione che ritengo importante. In questo torneo sto giocando senza dolore: è molto importante perché posso variare il gioco a seconda delle esigenze”. Parlando più in generale, ha detto di non aver giocato da “10”, ma di averlo fatto quando ne aveva bisogno, e di sentire la capacità di poter migliorare nei prossimi match. Ne avrà bisogno: il suo prossimo avversario sarà John Isner, a caccia della prima semifinale a New York. L'americano è uno dei pochi che possono guardarlo dall'alto, con i suoi 208 centimetri di altezza. “Con il servizio che si ritrova, fa meno fatica di altri. Questo gli consente di essere più aggressivo. Per esempio, a Miami mi è passato sopra (va detto che Delpo era stanco dopo il successo a Indian Wells, ndr). Se azzecca qualche risposta, e arriva a palla break, è come avere un setpoint o un matchpoint a sfavore”. Ma Del Potro, a New York, ha sensazioni speciali. La gente lo ama perché le sua storia è di quelle che piacciono agli americani, senza dimenticare i numerosi tifosi argentini. Come se non bastassero le tante maglie albicelesti in tribuna, si è portato anche un gruppo di amici da Tandil, a cui ha riservato un intero box.

OBIETTIVO FINALE?
Sono gli amici d'infanzia, quelli con cui è cresciuto. Quelli con cui ha convissuto i momenti difficili pre e post operazioni chirurgiche. Fanno un gran baccano, anche perché “Non hanno niente da fare, quindi possono allenare i cori” scherza Del Potro, unico giocatore – per ora – ad aver raggiunto i quarti senza perdere un set. Inoltre, è rimasto in campo relativamente poco: 8 ore e 44 minuti per giocare quattro incontri non è tantissimo. Peraltro, gli ultimi due match si sono giocati in sessione serale, meno faticosa sul piano atletico. E allora, la domanda è inevitabile: Juan Martin Del Potro può vincere lo Us Open? In questo momento, i bookmakers lo collocano in quarta posizione alle spalle dei Big Three. La sensazione, vista la prima settimana, è che sia il più competitivo nella parte alta. In un'ipotetica semifinale contro Nadal (ammesso che Rafa vinca contro Thiem), ci sarebbero premesse diverse rispetto ai quarti di Wimbledon, quando Rafa la spuntò per un pelo. Se poi arrivasse in finale, chissà. “Per me, l'importante è stare bene, la sensazione di essere in crescita. Gli avversari ancora in gara sono i più forti, quelli che possono vincere questo tipo di tornei. Credo che la differenza sia minima, tutti possono battere tutti. Io spero di poter andare avanti così”. Con l'aiuto dei suoi amici.

US OPEN UOMINI – Ottavi di Finale
Juan Martin Del Potro (ARG) b. Borna Coric (CRO) 6-4 6-3 6-1

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