Non era mai capitato che Roger Federer giocasse cinque set, per due volte di fila, allo Us Open. Un problema alla schiena (che lui continua a minimizzare), gli sta rendendo tutto più difficile. Ha faticato contro Frances Tiafoe, ha faticato ancora di più contro Mikhail Youzhny (“Anche se questo match mi ha preoccupato di meno”). Per un paio d'ore, il russo ha sognato di pronunciare la mitica frase attribuita a Vitas Gerulaitis nel gennaio 1980, quando batté finalmente Jimmy Connors dopo 16 sconfitte consecutive. “Nessuno batte Vitas Gerulaitis per 17 volte di fila!”, disse l'istrionico Vitas, scomparso tragicamente ancora prima di compiere i 40 anni. La suggestione c'era, poiché era lo scontro diretto numero 17 tra Federer e Youzhny, l'ultimo di una saga iniziata, guarda un po', 17 anni fa al torneo ATP di Stoccolma. Federer aveva sempre vinto, lasciando per strada soltanto tre set. L'ha sfangata anche questa volta, col punteggio di 6-1 6-7 4-6 6-4 6-2. All'inizio sembrava un match di routine, specie quando Roger ha intascato otto dei primi nove game. Poi, però, ha abbassato i giri del motore. Gli errori crescevano, il ritmo si abbassava. Sembrava di assistere a un match degli anni 70, pieno di rovesci in slice e campo disegnato con pazienza, senza la forza bruta tipica del 21esimo secolo. A certe condizioni, il gioco di Youzhny è ancora molto efficace. Trovava il break appena in tempo, poi vinceva i primi tre punti del tie-break e allungava fino al 6-3 con alcuni rovesci d'alta scuola, tra cui un paio di vincenti. “Avessi vinto il secondo set, probabilmente non avrei avuto problemi: averlo perso è un rimpianto” ha detto Federer.