Redazione
27 March 2020

Francesco Aldi, dallo scalpo di Roddick alla finale di Sanremo contro Fognini

Djokovic, Roddick, Fognini, sono tanti i top player affrontati da Aldi nella sua carriera. Alcuni di loro legati a simpatici aneddoti, come ha raccontato in questa intervista

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Oggi allenatore di successo, ieri esponente di rilievo del panorama tennistico nazionale ed internazionale: Francesco Aldi, best ranking al numero 111 del ranking Atp, si è raccontato nella trasmissione “15 minuti con...” a cura di Sportface. Classe ‘81, una delle annate più prolifiche della storia del tennis italiano che ha sfornato giocatori come Volandri, Lorenzi e Starace, il tennista palermitano è stato un professionista di tutto rispetto del primo decennio degli anni 2000. Brevilineo, rapido ed estremamente lucido tatticamente, Aldi ha costruito la sua classifica a suon di risultati importanti nel circuito Challenger: “Ho giocato poche qualificazioni Atp - ha dichiarato Francesco - ho pensato sempre alla classifica quindi mi sono focalizzato sui Challenger perdendo qualche occasione a livello maggiore. Ma non ho rammarichi particolari”. La sua carriera, come accaduto a tanti professionisti di quegli anni, è stata contraddistinta da un breve passaggio ai tornei satellite, dopo l’ottimo esperienza avuta a livello giovanile: “Da Junior ho giocato bene. Ricordo di aver battuto Roddick nei quarti degli Australian Open, dove poi mi arresi in semifinale. Andy era un anno più piccolo di me, c’erano grosse aspettative su di lui che poi si sono rivelate ben riposte. Con il servizio già giocava benissimo, aveva qualche problema sul rovescio e negli spostamenti, ho cercato di muoverlo ed è andata bene. Ma onore a lui per la splendida carriera che ha fatto, il suo potenziale già all’epoca si intravedeva”. Nei primi anni di circuito, con l’introduzione dei tornei Futures la figura di Tonino Zugarelli - ex top 30 degli anni ‘70 - si è rivelata ben presto fondamentale per il suo processo di crescita: “All’inizio venivo seguito in tutto e per tutto dalla Federazione. Zugarelli è stato il mio primo vero maestro, con cui mi allenavo a Roma. Mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista, gliene sarò sempre grato”.

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“Mi ricordo un match contro Djokovic, allora 17enne. Aveva una facilità nei colpi ed una qualità fisica disarmante, atteggiamento grintoso e rovescio lungolinea bellissimo. Ho perso in due set lottati, ma sin dalle prime fasi della sua carriera si intuiva quanto fosse forte”.

Una partita, quella del Challenger di Sanremo 2005, che si replicò circa un anno dopo nelle qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia, dove il campionissimo serbo riuscì ad imporsi in maniera piuttosto netta anche a causa delle condizioni fisiche precarie del suo avversario. Proprio la tenuta fisica e gli svariati infortuni, oltre alla serrata concorrenza dell’epoca, sono stati il principale tallone di Achille di Aldi: “Nel mio pieno processo di crescita subii un brutto infortunio che mi costrinse a stare fuori parecchio tempo. Nonostante fossi ripartito fuori dai primi 500 riuscii a risalire, principalmente grazie alla vittoria del Challenger di Sanremo: gli organizzatori mi concessero una wild card, dal primo turno feci un grande percorso fino ad arrivare in finale contro Fognini, con il quale mi allenavo spesso in giro nei tornei. Anche lui, come Nole, mi fece subito una gran impressione: aveva un dritto che ti poteva lasciar fermo da ogni angolo del campo. Feci una fatica immensa per batterlo, nonostante avesse 19 anni. Talento puro”.

Una carriera impreziosita anche dallo scalpo ottenuto ai danni di David Ferrer, in quello che era il suo torneo preferito: “Ogni anno attendevo l’Atp Palermo. In quell’edizione sapevo di poter far bene: mi sentivo fiducia, nonostante avessi qualche timore del sorteggio visto che non ero mai stato fortunato. Anche in quell’edizione beccai la testa di serie numero 1, David Ferrer: giocai mercoledì, perché lui tornava dalla Coppa Davis. Sessione serale, in contemporanea con il Barcellona in Champions League, cosa che lo innervosì non poco. Fu una partita incredibile, che vinsi anche piuttosto agilmente (6-2 6-2, ndr). Ero in evidente trans-agonistica, ad ogni punto esultavo in spagnolo tanto che ad un certo punto Ferrer al cambio di campo si girò verso di me e mi disse piuttosto stizzito ‘parla nella tua lingua’. Il punto dopo ovviamente esultai di nuovo in spagnolo”.
Attualmente Aldi è un coach di successo: oltre ad Alessandro Bega e Andrea Pellegrino, è allenatore a tempo pieno di Roberto Marcora, che dalla stagione precedente ha inanellato prestazioni e risultati sempre più convincenti: “Non è facile tirar su un gruppo, ma loro sono tutti ragazzi bravi e disponibili. ‘Bobby’ - soprannome di Marcora, ndr - ha iniziato bene questa stagione perché ha lavorato molto, si è fatto trovare pronto ed ha alzato l’asticella rispetto agli anni scorsi. Speriamo di poter riprendere presto a lavorare a pieno regime”.

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