“Mi ricordo un match contro Djokovic, allora 17enne. Aveva una facilità nei colpi ed una qualità fisica disarmante, atteggiamento grintoso e rovescio lungolinea bellissimo. Ho perso in due set lottati, ma sin dalle prime fasi della sua carriera si intuiva quanto fosse forte”.
Una partita, quella del Challenger di Sanremo 2005, che si replicò circa un anno dopo nelle qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia, dove il campionissimo serbo riuscì ad imporsi in maniera piuttosto netta anche a causa delle condizioni fisiche precarie del suo avversario. Proprio la tenuta fisica e gli svariati infortuni, oltre alla serrata concorrenza dell’epoca, sono stati il principale tallone di Achille di Aldi: “Nel mio pieno processo di crescita subii un brutto infortunio che mi costrinse a stare fuori parecchio tempo. Nonostante fossi ripartito fuori dai primi 500 riuscii a risalire, principalmente grazie alla vittoria del Challenger di Sanremo: gli organizzatori mi concessero una wild card, dal primo turno feci un grande percorso fino ad arrivare in finale contro Fognini, con il quale mi allenavo spesso in giro nei tornei. Anche lui, come Nole, mi fece subito una gran impressione: aveva un dritto che ti poteva lasciar fermo da ogni angolo del campo. Feci una fatica immensa per batterlo, nonostante avesse 19 anni. Talento puro”.
Una carriera impreziosita anche dallo scalpo ottenuto ai danni di David Ferrer, in quello che era il suo torneo preferito: “Ogni anno attendevo l’Atp Palermo. In quell’edizione sapevo di poter far bene: mi sentivo fiducia, nonostante avessi qualche timore del sorteggio visto che non ero mai stato fortunato. Anche in quell’edizione beccai la testa di serie numero 1, David Ferrer: giocai mercoledì, perché lui tornava dalla Coppa Davis. Sessione serale, in contemporanea con il Barcellona in Champions League, cosa che lo innervosì non poco. Fu una partita incredibile, che vinsi anche piuttosto agilmente (6-2 6-2, ndr). Ero in evidente trans-agonistica, ad ogni punto esultavo in spagnolo tanto che ad un certo punto Ferrer al cambio di campo si girò verso di me e mi disse piuttosto stizzito ‘parla nella tua lingua’. Il punto dopo ovviamente esultai di nuovo in spagnolo”.
Attualmente Aldi è un coach di successo: oltre ad Alessandro Bega e Andrea Pellegrino, è allenatore a tempo pieno di Roberto Marcora, che dalla stagione precedente ha inanellato prestazioni e risultati sempre più convincenti: “Non è facile tirar su un gruppo, ma loro sono tutti ragazzi bravi e disponibili. ‘Bobby’ - soprannome di Marcora, ndr - ha iniziato bene questa stagione perché ha lavorato molto, si è fatto trovare pronto ed ha alzato l’asticella rispetto agli anni scorsi. Speriamo di poter riprendere presto a lavorare a pieno regime”.