ATTACCAMENTO AL PUNTEGGIO
Però è stabile tra i top-20, con merito. Sta addirittura davanti a Fognini, che però ha molto più talento di lui. Lo ha dimostrato nel primo set, quando ha raccolto cinque giochi consecutivi dall'1-3 al 6-3, senza farsi distrarre dai soccorsi a uno spettatore che si era sentito male sugli spalti. Nel secondo, Fabio entrava in un tunnel di errori. Andava sotto 5-1, rimontava fino al 5-4 quando il britannico chiedeva un medical time out. Una furbata, secondo Fognini. Può darsi, anche se Kyle rispecchia ogni stereotipo del “bravo ragazzo”. Poco importa: Fabio si disuniva, e qualche pasticcio di troppo rimetteva il match in equilibrio. Quando Edmund intascava anche il terzo set, si materializzavano i pensieri peggiori. Ma chi lo conosce, e ne sa interpretare i gesti, aveva ancora vive speranze. Non c'erano scorie negative nel suo comportamento. Si incitava dopo aver intascato un punto importante, non si lasciava andare ad atteggiamenti negativi, che spesso sono autodistruttivi. “Fogna” non è certo un menefreghista, ma non sempre mostra il suo attaccamento al punteggio. Stavolta lo ha fatto, mettendo in pratica la cosa più furba da fare: tenere duro, aspettando il passaggio a vuoto di Edmund. La storia tennistica del britannico, ancora giovane, è già chiara: fatica a chiudere le partite, si fa prendere dal panico nel momento clou. E così, il quarto e il quinto set hanno avuto un andamento-fotocopia: break per Fabio quando Edmund ha servito sul 4-5. In mezzo, Fognini ci ha messo alcune fantastiche giocate di tocco, con la smorzata e alcuni recuperi da urlo. Il fisico non è al 100%, ma risponde ancora bene. E ha conquistato il pubblico.