Riccardo Bisti
26 September 2017

Compagne di doppio, fidanzate nella vita

La bella storia di Tara Moore e Conny Perrin, rispettivamente n.193 e 310 WTA: sono fidanzate, si sposeranno l'anno prossimo... e giocano anche il doppio insieme. La scorsa settimana si sono aggiudicate il primo titolo in coppia. “Il nostro segreto? Siamo migliori amiche”. E pensare che si sono ritrovate dopo un'iniziale separazione...

“È ancora più speciale vincere insieme a te”. Fino a qualche anno fa, in epoca di pregiudizi e intolleranze, il messaggio Twitter - Facebook di Conny Perrin avrebbe fatto scandalo. Vincendo il titolo di doppio al torneo ITF Albuquerque, New Mexico, la Perrin e Tara Moore si sono aggiudicate il primo titolo in coppia. Ma non è un successo come gli altri: le due stanno insieme. Sono fidanzate da qualche anno e l'anno prossimo si sposeranno. Non è una novità che il circuito WTA proponga una storia legata all'omosessualità, ma il caso della svizzera e della britannica (nata a Hong Kong) è totalmente inedito. Non era mai successo, infatti, che una coppia nella vita lo fosse anche sul campo da tennis, al punto da giocare il doppio insieme. E pensare che, dopo essere state presentate da un'amica comune nel 2011, durante il torneo ITF di Saint Gaudens (dove c'erano anche future campionesse come Elina Svitolina e Kristina Mladenovic), le due avevano intrapreso una relazione che era terminata con una separazione. Non riuscivano a gestire i ritmi imposti dal professionismo, dove i viaggi, gli orari e i ritmi creano esigenze personali difficilmente compatibili con quelle di coppia. La faccenda era resa ancora più complicata dalle preferenze tecniche: se la Corrin preferisce la terra battuta, la Moore giocherebbe soltanto sui campi veloci. Ma i sentimenti hanno avuto la meglio e le due hanno sdoganato un tabù. La proposta di matrimonio è arrivata dalla Moore, sulle rive del Lago di Garda, e si concretizzerà l'anno prossimo in Thailandia.

UN RAPPORTO NORMALE
“In fondo siamo un team – ha detto Conny Perrin, 26 anni, in un'intervista-verità con il New York Timesnon solo stiamo insieme, ma Tara è anche la mia migliore amica e la mia più grande fan”. Oltre al doppio, le due svolgono regolare attività in singolare, per quanto la Perrin (n.193 WTA) sia ben più avanti rispetto alla Moore (n.310). E allora può capitare che si debbano affrontare. È successo qualche mese fa, nelle qualificazioni del torneo WTA di Rabat. “Ma guardate che non è stato strano – dice la Moore – è come giocare con il tuo migliore amico. Scendi in campo, giochi la tua partita, concedi un po' di spazio dopo il match ed è tutto ok. Bisogna essere maturi a sufficienza per separare il tennis dalla vita privata”. A quanto pare, Conny e Tara hanno trovato l'equilibrio ideale. Sconfitta nettamente, nel match successivo la Moore ha fatto da allenatrice in campo alla futura moglie. Nel circuito minore, laddove non circolano tanti soldi, raramente i coach e le famiglie girano il mondo. “Per questo siamo fortunate a praticare lo stesso sport”. La Perrin rincara la dose: “Una relazione con chi non conosce le dinamiche del tennis potrebbe creare qualche problema: noi ci capiamo a vicenda, anche se a volte dobbiamo separarci a causa della programmazione”. Chissà che il doppio non le aiuti a restare ancora più vicine. Quando frequentano i tornei si allenano sempre insieme, da sparring reciproche. “La gente è sorpresa dalla normalità del nostro rapporto – dice la Moore – a fine allenamento ci diamo il cinque: siamo amiche e questa è la base della nostra relazione”. Il doppio è un'esperienza intensa sul piano emotivo e può creare qualche problema. “Da un lato è una bella motivazione, perché hai la certezza che la tua compagna vuole vincere esattamente come lo vuoi tu – interviene la Perrin – però c'è una controindicazione: se l'altra non sta bene o è in difficoltà, hai la tendenza a distrarti e concentrarti solo su di lei. Ma col tempo ci abbiamo fatto l'abitudine”.

NESSUN COMING OUT TRA LE TOP PLAYERS
Volendo credere a Margaret Court, lo spogliatoio WTA è pieno di lesbiche. A parte chi ha fatto cominq out, c'è la sensazione che molte giocatrici siano omosessuali senza sentire la necessità di rivelarlo. A differenza di altre associazioni sportive, che hanno addirittura fatto del merchandasing vendendo materiale “arcobaleno”, la WTA non ha mai organizzato manifestazioni d'orgoglio né si è schierata apertamente a favore della sua comunità omosessuale (LGBT). “Se sarà necessario, lo faremo – dice il presidente Steve Simon – personalmente sono tranquillo e soddisfatto di come stiamo gestendo la cosa”. In effetti, in questo momento, non ci sono giocatrici di alto livello ad essere apertamente gay. In passato si erano rivelate campionesse come Martina Navratilova, Billie Jean King, Amelie Mauresmo e Gigi Fernandez. Oggi, la giocatrice più forte a venire allo scoperto è stata Johanna Larsson, giusto pochi giorni fa. Tra le altre giocatrici apertamente omosessuali ricordiamo Richel Hogenkamp e Casey Dellacqua, che ha addirittura un figlio con la compagna Amanda Judd. Entrambe hanno avuto problemi con Margaret Court: la giocatrice più titolata di sempre, pastore cristiano, è fermamente contro i matrimoni omosessuali e attacca continuamente i gay, compresa la Dellacqua. In virtù di certe dichiarazioni, c'è chi (Hogenkamp compresa) ha chiesto la rinomina della Margaret Court Arena di Melbourne.

PAURA DI PERDERE GLI SPONSOR
Secondo la Moore, nello spogliatoio WTA c'è un clima tranquillo, di ampia tolleranza. “Nessuna giocatrice ci ha detto nulla, anzi, ci hanno chiesto la data del matrimonio per eventualmente venirci a trovare”. Su internet esiste un sito, denominato Outsports, in cui sono raccontate esclusivamente le storie di atleti gay. Secondo il fondatore Cyd Zeigler, l'omosessualità è parte integrante del circuito WTA: “Basti pensare a Navratilova, King, Mauresmo, ma anche a Renèe Richards. Però adesso non c'è una giocatrice che faccia un po' da leader. Mi sembra un po' curioso”. La risposta, probabilmente, risiede nel timore di perdere sponsor. Nel suo coming out, Johanna Larsson è stata chiara. Dipendendo da alcune aziende che le permettevano di finanziarsi l'attività, si è tenuta tutto dentro per evitare di essere giudicata e magari perdere certi contratti. Si sfiora questo argomento anche nel film “Battle of Sexes”, uscito in questi giorni: oltre a parlare della mitica sfida tra Billie Jean King e Bobby Riggs, si racconta anche la complicata relazione della King con Marilyn Barnett, sfociata in una causa milionaria che nel 1981 costò qualche sponsor alla WTA. Anche Martina Navratlilova ha raccontato di aver perso qualche contratto dopo essersi rivelata. Ma c'è chi non si preoccupa e vive la propria sessualità alla luce del sole, senza problemi. Se la Corrin è un filo più riservata, la Moore è ben disposta a parlarne. Certo, oggi è più facile rispetto a qualche anno fa, quando l'omosessualità era vista come una malattia e i suoi esponenti come malati da emarginare. La favola di Tara e Conny, prima di convolare a nozze, proseguirà sul campo da tennis. In questi giorni sono impegnate a Stillwater, Oklahoma, sia in singolare che in doppio. Ormai hanno iniziato a vincere e non vogliono fermarsi più. In attesa di coronare un sogno ancora più importante.

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