18 August 2014

Federer: nuove lezioni di grande tennis

La strategia della finale di Cincinnati e i vantaggi della nuova racchetta: Federer conquista l’80° torneo e dà suggerimenti utili anche a noi, giocatori qualunque

Federer: nuove lezioni di grande tennis

 

di Enzo Anderloni

Roger Federer torna a vincere un Masters 1000 dopo due anni. Lo stesso del 2012 con la stessa bruttissima coppa (una specie di vaso da fiori che secondo me non piace neanche a lui, che è sempre più raffinato…). Però è felice, e parecchio, quando la alza. Vincere è sempre una sensazione fantastica. Anche per lui che l’ha provata 80 volte in carriera ( 17 volte negli Slam, 22 nei Masters 1000, il primo torneo a Milano nel 2001).

Ancora una volta ha mostrato colpi strepitosi, eleganza e tutto il repertorio classico. Ma è rimarchevole, secondo me, soprattutto la conduzione della partita, da manuale. Qualcosa di cui parlo spesso con Riccardo Piatti e che lui dice essere una delle cose più difficili da imparare, anche ad alto livello.

Proviamo a ripassare il match di ieri. Roger conosceva a menadito Ferrer contro il quale non aveva mai perso. Sapeva che lo spagnolo comunque è sempre un osso duro e lo obbliga a spendere molte energie per portare a casa la partita. Sapeva che Ferrer era in ottima condizione. Era consapevole anche di aver faticato parecchio nelle ultime due settimane: finalista a Toronto ( battuto da Super-Tsonga) era il tennista ad aver disputato più match in assoluto. Correva dunque il rischio di trovarsi a lottare con un irriducibile come Ferrer nella calura di Cincinnati con quei 15 giorni di fatica sulle spalle.

Nel primo set si è molto concentrato sui suoi turni di servizio ( dove ha lasciato pochissimo) aspettando l’occasione propizia per il break. Quando è arrivata, l’ha colta al volo, chiudendo 6-3. Nel secondo è partito male e ha subito la reazione dello spagnolo. Ha lottato i primi due game, poi ha mollato la presa. Si è riparmiato per il terzo. Sapeva che, se non sprecava energie, era superiore.

Ha riacceso il motore solo sullo 0-5, servizio suo. Vincere quel game era necessario per andare al servizio per primo nel terzo set e godere del vantaggio psicologico di stare sempre davanti nel punteggio. Ha vinto il game e poi concesso il secondo set all’avversario. 1-6.Quando è andato alla battuta nel primo game del terzo sono bastati due o tre punti per capire che aveva cambiato marcia definitivamente. Ferrer era anche più stanco. Non c’è più stata storia sui turni di servizio di Roger (meglio che nel primo set) e anche in quelli di risposta…

Morale: ha lasciato andare un set per non correre il minimo rischio di perdere la partita. Al contrario, si fosse intestardito a recuperare il secondo set, sotto di un break, e gli fosse andata male? Che cosa sarebbe successo al terzo? Fine della lezione n.1: grazie Roger, abbiamo capito.

Lezione numero 2: sapiente uso di una racchetta più potente.

Nell’articolo di Giorgio Valleris sulla vittoria di Federer trovate il link con quello che l’ATP definisce “hot shot”, il colpo più bello. In effetti il rovescio lungolinea di controbalzo che possiamo ammirare è strepitoso. E’ anche un colpo che permette di apprezzare i vantaggi che la nuova Wilson RF Autograph ( sarà nei negozi da ottobre) con il piatto più grande (97 anziché 90) e lo spessore maggiorato (22mm anziché 17,5) concede a Federer.

Roger impatta quel rovescio con un tempo perfetto e un trasferimento del peso perfetto, ma non ha bisogno di accentuare la velocità del braccio nella spinta come la vecchia racchetta (più “controllosa” che potente) avrebbe richiesto. Con uno swing normale la palla riceve peso, velocità e profondità, diventando irraggiungibile. Con la nuova racchetta Federer è meno falloso di rovescio perché per ottenere un colpo incisivo deve forzare meno di prima. E anche il back di rovescio è più pesante, più carico. Lui deve mettere più controllo e meno potenza di prima, più classe e meno muscolo. Ma perché non ci ha pensato qualche anno fa…

 

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