17 November 2014

Federer: "Il segreto del mio successo"

Federer svela i tre fattori che gli hanno permesso di tornare al top nel 2014 ...

Federer: "il segreto del mio successo"

traduzione a cura di Monica Zanelli - foto Getty Images 

 

Solo l'anno scorso di questi tempi, Roger Federer sembrava avviato sul viale del tramonto. Dopo un 2014 da protagonista, culminato con la possibilità sfiorata di riottenere la leadership mondiale e l'ultimo atto del Masters di Londra, in tanti pensano possa giocare fino al 2018. In un’intervista esclusiva con il Telegraph Sport, Federer evidenzia i tre elementi chiave che lo hanno portato a raggiungere cinque titoli Atp e 68 vittorie in questa stagione.

 

Stefan (Edberg, ndt) ha voluto che giocassi più match e partecipassi ai tornei più regolarmente” dice Federer, che è apparso in 17 eventi nel 2014, senza contare la prossima finale di Coppa Davis, contro i 15 di Djokovic. “Lui crede che non sia utile prendersi pause troppo lunghe, va bene quando si è giovani ma in seguito è meglio che il corpo resti allenato. Abbiamo adottato un simile approccio anche in allenamento, giocando regolarmente, mentre prima lo facevo solo in prossimità di un torneo. Penso che questo mi abbia aiutato a mantenere il ritmo. Quando si decide in questo senso bisogna insistere e vedere se funziona, e ha funzionato perché non ho avuto più problemi frequenti con la schiena”.

 

Il 2014 di Roger è stato pieno di avvenimenti, inclusa la nascita dei gemelli a maggio, ma ben diverso dal travagliato 2013. L’anno scorso ha sofferto di problemi cronici alla schiena, ma non è uno che chiama il fisioterapista in campo o che dà la colpa ai problemi fisici se sbaglia un colpo, per cui dall’esterno sembrava solo un tennista leggendario che stava affrontando la sua naturale parabola discendente. “A metà dello scorso anno, ero come Murray all’inizio di quest’anno. Sai di non essere al 100% ma non puoi dire nulla perché non sai se sarai in grado di giocare meglio in futuro. Per fortuna eravamo entrambi ben lontano dal nostro meglio”. C’è però una differenza importante: solo uno dei due ha avuto bisogno di un’operazione per curare la schiena. 

 

Quando gli ex giocatori parlano della gloriosa carriera di Federer, invidiano il fatto che non abbia mai dovuto andare sotto i ferri del chirurgo. Ed eccoci arrivati al secondo punto. A 33 anni, Federer è ancora agile, “più della maggior parte dei ventenni”, secondo le parole di Greg Rusedski, perché non ha mai puntato sul logoramento da fondocampo che caratterizza così tanto il tennis moderno. Vuole vincere punti velocemente, anche se questo vuol dire perderne altrettanto velocemente.

 

È vero che ha giocato quasi cinque ore nella finale di Wimbledon 2008 contro Nadal, ma possiamo perdonare quest’eccezione visto che è universalmente riconosciuta come la più grande partita mai giocata. “Penso che se giochi offensivo, devi essere meno reattivo”, dice Federer. “Se reagisci a tutto ciò che avviene in campo è molto dura. I migliori giocatori comunque sanno giocare sia in attacco che in difesa. Rafa e Andy sono di natura più difensivi, ma ora sono tra i migliori anche in attacco, e lo stesso vale per me e Novak, noi siamo più giocatori d’attacco ma siamo diventati bravi anche in difesa”.

 

Quando Federer perde, semplicemente guarda avanti.  Questo è sicuramente il terzo fattore che concorre al suo duraturo successo. “Ho sempre detto che le critiche possono usate come carburante”, spiega. “Per me essere sul campo è già sufficiente, e se perdo in finale posso comunque dire che è stata una buona settimana”. “È vero che giocatori come Djokovic, Murray e Nadal mi hanno reso un giocatore migliore, soprattutto Rafa perché è un giocatore così diverso da ogni altro. Ma non direi di aver avuto bisogno di questa generazione per emergere, io sono qui perché amo giocare a tennis e competere contro grandi giocatori. Sarebbe stato altrettanto bello giocare contro la generazione precedente, Hewitt, Roddick, Ferrero, Safin. O giocare contro Raonic e gli altri ragazzi”.

 

 

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