ANCHE LA LAVER CUP RISCHIA IL FLOP?
Oltre alle squadre, per tagliare i costi sono diminuite anche le sedi di gioco, scese da cinque a tre, e di conseguenza la durata della manifestazione, passata da 15 a 9 giorni. Niente più Manila, che dopo aver perso la squadra non aveva interesse a rimanere nella competizione, e niente più Dubai, la sede che nelle prime due edizioni ha fatto la maggior fatica ad appassionare il pubblico al format. Abituati ai tornei ATP e WTA di altissimo livello in scena in città (e assenti nelle altre quattro location dell’ultima edizione, eccezion fatta per Singapore e le WTA Finals), gli appassionati degli Emirati hanno disertato in massa nel 2014 anche a causa della collocazione al remoto Hamdan Sports Complex, e la crescita dello scorso anno dopo il trasferimento all’Aviation Club non è stata reputata soddisfacente. “Il team di Dubai – ha detto Benito Perez-Bardabillo, manager di Nadal ma anche responsabile della comunicazione dell’evento – non è stato in grado di ottenere negli anni scorsi i risultati sperati, e per questo ha deciso di saltare questa edizione dell’IPTL, con l’obiettivo di tornare più forte in futuro”. Un futuro che però, aggiungiamo noi, sembra decisamente grigio. Unito alla cancellazione della Champions Tennis League, evento simile ma in tono minore disputato nel 2014 e 2015 in India, il crollo dell’IPTL apre scenari preoccupanti anche per la Laver Cup, la Ryder Cup in salsa tennistica lanciata da Federer e dalla sua agenzia di management Team8, in programma a Praga dal 22 al 24 settembre 2017. O sapranno coinvolgere e pagare profumatamente tutti i migliori (sei per l’Europa o sei per il Resto del Mondo), o c’è il rischio di un altro flop. La buona notizia è che rappresenterebbe una conferma: il futuro del tennis non è questo. Per fortuna.