Riccardo Bisti
12 December 2017

“Farei un selfie con Putin e ho paura di... “

Svetlana Kuznetsova ha concesso una lunga e interessante intervista ai russi di Sport Express: dalla stima per Simona Halep alla sua opinione sull'omosessualità, la n.12 WTA ha toccato mille argomenti e sentenzia: “La più sopravvalutata è la Bouchard, la più strana la Bartoli. La Sharapova può tornare in alto, ma allenamento e partite sono due cose diverse”.

Non capita tutti i giorni che un tennista parli così apertamente, specie se si tratta dei colleghi. Superati i 30 anni è più facile, ma bisogna riconoscere che Svetlana Kuznetsova non si è tirata indietro. Ferma per un fastidioso problema al polso che le impedirà di giocare l'Australian Open e, con ogni probabilità, anche il torneo di San Pietroburgo, la n.1 russa ha effettuato una visita presso la sede di Sport Express, il più venduto quotidiano sportivo del suo paese, dove ha espresso la sua su mille argomenti, partendo dalla lotta per il numero 1 WTA fino all'omosessualità. Ecco le frasi più interessanti pronunciate dalla bicampionessa Slam, attuale n.12 del mondo, ma con un passato in seconda posizione.

“Speravo che chiudesse al numero 1 Simona Halep. Non siamo grandi amiche, non abbiamo mai cenato insieme, ma la rispetto molto perché è sincera e affidabile”.

“Credo che la giocatrice più sopravvalutata sia Eugenie Bouchard. A ben vedere, ha giocato soltanto una buona stagione ma sembra che sia sempre tra le top-10. Non è giusto, ma bisogna accettarlo. C'è chi sogna di finire sulle copertine e chi di fare l'insegnante. Per tanti anni nel tour c'è stata Amy Frazier, che stava sempre sui libri prima di scendere in campo”.

“Di giocatrici strane ce ne sono parecchie. Una di queste è stata Marion Bartoli. Era sempre seguita dal padre, un ex medico che ha scelto di abbandonare il lavoro per seguirla. Le faceva fare degli esercizi molto strani, facendola colpire dopo averla legata con una corda al telone di fondocampo e messo degli impacchi di ghiaccio sotto le ginocchia. Il tennis è uno sport molto faticoso sul piano mentale: spesso i genitori non sono adeguati, provano a formare i figli tennisti in prima persona perché non si fidano degli specialisti. Non ho letto il libro della Dokic, ma non fatico a credere a quello che racconta. Ho visto genitori picchiare i propri figli e gente lasciare il proprio lavoro per seguirli a tempo pieno. Significa che tutta la responsabilità familiare finisce sulle spalle di un ragazzino”.

“A Wimbledon hanno fatto una gara per giudicare l'abito più bello. Io non partecipo mai a queste cose, anche se avevo un vestito bellissimo, realizzato dalla designer russa Julia Kalmanovich. Il problema è che vengono sempre scelte 2-3 giocatrici e vengono supportate, a prescindere da come giocano. Sulle locandine dei tornei finiscono sempre le stesse, mentre per le altre c'è poca attenzione. I miei contratti sono ben diversi da quelli delle americane, canadesi o francesi. A Wimbledon ho finito tardi il mio match di ottavi contro la Radwanska, poi mi hanno collocato il giorno dopo come primo match, contro la Muguruza. Ho chiesto se era impossibile cambiare l'ordine di gioco e mi hanno risposto che Coco Vandeweghe è americana, il che è molto importante per la TV. Lo capisco, ma a volte mi piacerebbe avere un po' di sostegno”.

“Dovessi cambiare qualcosa nel tennis, vorrei accorciare la stagione. Il nostro sport è l'unico dove si gioca da gennaio a novembre. Lo faccio da 17 anni, con appena due settimane di vacanza, non si può mai fare niente di diverso. L'interesse verso il tennis dipende da tante cose: in Giappone, Nishikori farà sempre il tutto esaurito. Inoltre va forte dove i politici vi prestano attenzione: è successo da noi quando c'era Boris Eltsin. Più in generale, una stagione più breve potrebbe anche aumentare l'interesse. E poi toglierei il tennis al meglio dei cinque set: non mi è mai capitato di guardare dall'inizio alla fine una partita così lunga”.

“Probabilmente sono nella top-3 delle giocatrici che indossano più tatuaggi. La scritta sull'avambraccio sinistro significa 'amore', ma sono cose personali. Lo faccio perché a ogni tatuaggio rappresenta una parte della mia vita. Le altre giocatrici con più tatuaggi sono Polona Hercog e Bethanie Mattek Sands”.

“Mi piacerebbe fare un selfie con Vladimir Putin. Potessi chiedergli qualcosa, gli direi che in futuro mi piacerebbe aiutare a sviluppare lo sport. Effettuare dei cambiamenti, una specie di perestrojka”.

“Maria Sharapova può tornare in alto perché c'è già stata a lungo, ma partita e allenamento sono due cose completamente diverse. Non importa quanto tempo ti alleni, il corpo reagisce in modo diverso, specialmente quando hai più di 30 anni. Comunque, non mi permetto di dare nessun consiglio a Masha”

“Ho paura di pochissime persone, ma quando vedo i bicipiti di Serena Williams penso che sarebbe meglio non sfidarla. Certo, lei è molto forte. Però è incredibile come riesca a muoversi sul campo con tutto il suo peso. Non dimenticherò mai quando si presentò in Australia dopo una lunga pausa, in sovrappeso di almeno 15 chili, e vinse il torneo”.

“Il momento più estremo che ho vissuto con un mezzo di trasporto è stato nel 2001. Il giorno prima degli attachi dell'11 settembre ho preso lo stesso volo, un New York – Los Angeles, per giocare un torneo alle Hawaii. Quando ti rendi conto di quanto certe cose siano vicine a te, è spaventoso”.

“Negli ultimi anni, sono cambiate tre cose nel tennis: 1) Il livello medio è molto cresciuto, non ci sono più partite facili come succedeva una volta. 2) I montepremi sono decisamente più alti. 3) Le giocatrici curano molto di più il loro aspetto”.

“Al giorno d'oggi, sempre più persone ammettono la loro omosessualità. Sono affari loro: questo fenomeno, probabilmente, non è così comune nel mondo del tennis. Io sono neutrale su questo argomento: mi sembra che ci sia troppa attenzione su queste cose. Nel mondo succedono parecchie cose gravi: terrorismo, omicidi, ... penso che sarebbe meglio prestare attenzione a questo: terrorismo, maltrattamenti sugli animali... perché passiamo il tempo a discutere di chi sta con chi?".

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