Fabio Fognini aveva 18 anni quando ha giocato per la prima volta sul campo centrale intitolato a Beppe Croce. Era un ragazzo di belle speranze e ottenne una wild card per quello che si può definire “torneo di casa”. Pur essendo nato ad Arma di Taggia, in provincia di Imperia, ha sempre avuto un legame speciale con la "Superba". Quel giorno perse da Alessio Di Mauro, raccogliendo soltanto un game. Da allora, non ha più perso una partita. Si è aggiudicato per due volte il locale torneo Challenger (2008 e 2010, peraltro con successi di rilievo contro Mischa Zverev, Seppi e Starace), inoltre nel 2009 batté Michael Lammer a risultato acquisito nella famosa Italia-Svizzera segnata dalla presenza di Roger Federer. Con il successo su Jeremy Chardy ha portato a 12-1 il suo bilancio su questo campo. Per anni è stato tesserato con il Park Tennis Club, distante poche centinaia di metri da qui. Come se non bastasse, pur non giocando più l'AON Open Challenger, spesso e volentieri si è presentato nelle vesti di ospite d'onore. Per queste ragioni, il match contro Chardy aveva una sapore speciale, con tanto pubblico e persone importanti in tribuna. C'erano tutti a fare il tifo per lui: Flavia Pennetta, papà Fulvio, la sorella Fulvia e parenti vari. Se è vero che Jeremy Chardy non ha armi particolari per metterlo in difficoltà sul rosso (o meglio, deve adottare una strategia rischiosissima e sperare che gli vada tutto per il verso giusto), la tensione di giocare su un campo amico si è fatta sentire per tutto il primo set “in cui non riuscivo a manovrare con il rovescio, lo dicevo anche a Corrado durante il match - ha detto nella conferenza stampa post match, salvo poi dare qualche merito a Chardy - lo conosciamo, è un giocatore pericoloso: possiede un gran servizio e un gran dritto. Sapevo che piano piano avrei dovuto smontare entrambi i colpi, soprattutto il servizio. Avevo ripreso il primo set, ma lui ha giocato due punti eccezionali nel tie-break. Da un certo punto in poi, ho giocato molto bene”. Disamina corretta, senza né sottovalutare né enfatizzare il dolorino al ginocchio sinistro, che nel cuore del secondo set ha richiesto una fasciatura. “Fino alla Davis in Giappone ho giocato con la fascia, poi l'avevo tolta ma oggi ho avvertito un piccolo fastidio. È il ginocchio operato, ogni tanto mi dà fastidio”. Lo ha detto con un tono tranquillo, rilassato, come se non fosse per nulla sorpreso. D'altra parte, ci convive da anni.