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Riccardo Bisti
05 December 2016

Esclusivo: a tu per tu con Angelo Binaghi

Angelo Binaghi è al timone della FIT da 16 anni. L’abbiamo incontrato nei nuovi studi di SuperTennis per discutere di tante problematiche legate al nostro movimento, dal settore tecnico al canale TV della FIT, dagli Internazionali d’Italia ai tesserati italiani. L'intervista integrale sul numero di dicembre de "Il Tennis Italiano" (Foto Costantini - FIT)
Pre-scriptum del direttore esecutivo di Tennis Italiano, Lorenzo Cazzaniga:
Mi dicono che il Presidente Angelo Binaghi non sia rimasto soddisfatto di una frase che Riccardo Bisti mi ha riferito (peraltro come sua sensazione) e che ho evidenziato nel mio editoriale del numero di dicembre: “Ho la netta sensazione che a Binaghi freghi ben poco del settore tecnico. Gli occhi gli si illuminano solo quando si parla di soldi”. Ora, a parte non trattarsi di una dichiarazione di Binaghi, ma la semplice sensazione di un giornalista, pare che il significato di tale sensazione fosse quello che Binaghi si sentirebbe in maggior agio quando deve parlare di aspetti economico-finanziari, ancor prima che tecnici. Se così è, mi scuso per la cattiva interpretazione. Anzi, me ne rallegro perché avere un Presidente che ha nel settore tecnico una delle sue priorità, ci lascia più tranquilli sul futuro del nostro tennis. Un futuro, anche e soprattutto quello prossimo, che continueremo a seguire sempre con molta attenzione ed equidistanza. E ora che ci è chiaro quanto il Gruppo FIT e il suo Presidente ci tengano al settore tecnico, è lecito aspettarsi risultati proporzionali a tale impegno. Noi saremo qui per renderne nota, giorno dopo giorno.
 

A seguire, una parte dell’intervista rilasciata alla nostra rivista dal presidente Binaghi, proprio in relazione al settore tecnico. Il resto lo trovate nell’edizione in edicola.

Il Centro Tecnico di Tirrenia: lei ha spesso ripetuto che è da considerarsi anche un centro servizi.
No, è nato come un centro servizi.

Però preme anche sapere della produzione diretta di giocatori, e quella è stata fin qui mediocre.
L’affermazione è corretta, però la funzione di centro servizi rende secondaria quella di produzione diretta di giocatori. Se l'obiettivo primario del centro servizi è quello di sviluppare il tennis in Italia in tutte le sue forme, avrai la concorrenza di chi prova a desertificare il paese prendendo i migliori. Ergo: non avrai a disposizione il materiale umano migliore possibile. Quando dalla periferia arriva un potenziale campione, il circolo o il maestro fanno di tutto per tenerselo. E una buona federazione, pur consapevole del fatto che farebbe meglio a gestirlo in prima persona, deve assecondare questa scelta. E così si ritrova a lavorare con giovani giocatori che non sono necessariamente i migliori. Se fai una scelta del genere, devi avere la forza di ignorare le strumentalizzazioni. Chi ci vuole male continuerà a leggere i risultati dei giocatori non transitati da Tirrenia come una nostra colpa e a considerare insufficienti i risultati dei giocatori emersi dal nostro Centro. Il fatto è che la produzione diretta non è solo secondaria ma forse addirittura terziaria. Se credi al tuo progetto, devi ignorare le critiche e gioire per i risultati dei giocatori non usciti dal Centro, piuttosto che limitarsi a risultati inferiori di giocatori cresciuti con la FIT, come accadeva in passato.

Parliamo del Progetto Over 18. Umberto Rianna sostiene che gli arrivino giocatori con limiti evidenti.
La fermo un attimo. Considerando il tempo che dedico alla Federazione, le faccende dedicate al Settore Tecnico occupano una parte molto marginale. È così per una serie di motivi: primo, in Consiglio c'è chi conosce le problematiche come e meglio di me, a partire da Graziano Risi. Secondo: per investire bene sul Settore Tecnico c'è bisogno di qualcuno che si occupi di raccogliere i soldi. All'inizio, a partire dai PIA, gestivo tutto in prima persona, mentre adesso abbiamo quattro società e siamo cinque volte più grandi. Non è umanamente possibile avere un presidente che si occupi della parte amministrativa e di ogni problematica. Terzo: il Settore Tecnico richiede competenze e un aggiornamento continuo. Chi se ne occupa conosce perfettamente i giocatori, io invece non ho mai visto giocare Quinzi. Napolitano? Un set a Roland Garros juniores. Sonego? Un set a Roma. Caruso e Mager non li conosco, Gaio l'ho visto un paio di volte...

Quindi mi sta dicendo che determinati aspetti, in particolar modo quelli tecnici, non sono affrontati in prima persona da lei, ma delegati ad altre persone?
Esatto. E indubbiamente il settore delegato in misura maggiore, negli ultimi anni, è quello tecnico.

È vero che alcuni dei principali tecnici impegnati nel centro di Tirrenia ricevono uno stipendio piuttosto basso, tra i 1.600 e i 2.000 euro? Rifacendoci all'osservazione di Rianna, è ipotizzabile che i ragazzi dai 14 ai 18 anni non siano stati formati nel migliore dei modi perché manca eccellenza nei tecnici di formazione, e che con stipendi così bassi è impossibile assumere coach di un certo livello?
L'informazione è corretta, ma è anche vero che negli ultimi dieci anni il Settore Tecnico ha avuto persone con stipendi tra i più alti della federazione. Come è normale, il responsabile di questo settore ha sempre ricevuto uno stipendio da dirigente. Gli stipendi cui si riferisce sono lo specchio di come la nostra gestione sia stata sana, ma anche di qualcosa che va cambiato in futuro. Quando avevamo pochi soldi, era difficile trovare persone che avessero motivazioni forti senza intaccare il patrimonio della federazione. Adesso dobbiamo cercare di trasportare nel Settore Tecnico quello che ci è riuscito in altre aree. Vi dico come mi piace lavorare: chi ha collaborato con me ha guadagnato più di quello che pensava, perché gli ho imposto una percentuale del 20-30% in relazione agli obiettivi. Esempio: se mi chiedi 100, io ti offro 80. Però se raggiungi gli obiettivi hai un bonus di 40 e ne porti a casa 120. Non ho ancora trovato un coach valido, con referenze importanti, che mi proponesse qualcosa del genere. Vogliono tutti prima il denaro. Tra tutte le categorie con cui mi sono relazionato, i tecnici sono i più refrattari nel voler dimostrare qualcosa prima di incassare. Ma quello che dite è corretto: in passato, pagare 1.500 euro è stato un miracolo, ma adesso è un limite.

In che senso?
Se hai risorse importanti, è giusto investirle. Però vorrei premiare i risultati, trovare altre persone come Palmieri e Barazzutti: il primo ha rinunciato a contratti importanti per dirigere gli Internazionali, il secondo è stato il capitano più economico della storia se mettiamo in relazione costi e risultati. Mentre per il Settore Tecnico ho incontrato persone che chiedevano 300.000 euro a prescindere dai risultati.

Come vede l'immediato futuro del tennis maschile? Nella classifica Under 21, il primo italiano è al 33esimo posto: Gianluigi Quinzi, n.293 ATP...
Vedo una situazione che l'Italia non ha mai avuto, con un gruppo di ragazzi che rappresentano qualcosa d'importante per un paese che fa i salti di gioia quando arriva ottavo nel medagliere olimpico. I successi maschili di 40 anni fa e quelli più recenti delle donne ci fanno perdere di vista la realtà, ma l'Italia è un paese senza credibilità internazionale in settori che non siano la moda o il cibo. Detto questo, tra gli uomini siamo sopra quello che dovrebbe essere il target dell'Italia in uno sport competitivo come il tennis: le classifiche U21 lasciano il tempo che trovano e credo sia più importante avere ragazzi motivati, specie in un paese dove i tennisti hanno spesso ottenuto i migliori risultati in età più avanzata.

Tra le donne il calo era preventivabile dopo i grandi successi delle nostre Fab Four. Però le prospettive future sono molto preoccupanti...
Mi sembra che si stia muovendo qualcosa, ma credo che abbia influito la zavorra psicologica che ha colpito tante ragazze nel doversi confrontare con la generazione precedente. Detto questo, la situazione tra le donne è onestamente più problematica.

Qualcuno sussurra che la FIT sia restìa a dare assistenza economica a chi sceglie di allenarsi per conto proprio: è vero? Se un giocatore promettente opta per altre soluzioni, siete disposti a dargli egual sostegno rispetto a chi sceglie strutture e tecnici federali?
Questo argomento mi fa innervosire. Nel momento in cui decidiamo di fare un centro servizi, dobbiamo mettere in conto le strumentalizzazioni di cui parlavo prima. Però quello che lei mi ha riferito è inaccettabile. Sarebbe persino stupido da parte nostra perché a quel punto varrebbe la pena tornare a prenderli tutti noi. Credo che tenere fuori da aiuti e contributi dei giocatori, magari arrabbiati per il mancato sostegno, sarebbe una triplice stupidaggine. Faccio un esempio: stavamo prendendo un coach per un giocatore, ma poiché questo coach è di quelli che chiedono prima di ottenere i risultati, abbiamo preferito lasciar perdere. Però poi questo coach sarebbe comunque entrato nel team del ragazzo, al quale avremmo dovuto dare i contributi. Insomma, avremmo speso comunque dei soldi. Però la FIT non può rinunciare alla sua funzione di condivisione e verifica dei programmi e delle strategie. Barazzutti, Rianna, Palmieri, Infantino e altri devono avere il diritto di discutere delle strategie con gli staff privati, nell'interesse dei giocatori e del tennis italiano. Se un tennista gioca i Futures e non prova i tornei di categoria superiore, o se continua a giocare solo sulla terra e dimentica le altre superfici, la FIT glielo dice una, due, tre volte. Ma se continua ad essere ignorata, è doveroso dirgli: 'Se continui così, i soldi non te li diamo più'. Quando avviene è sempre in modo chiaro, onesto, per iscritto e con motivazioni ben segnalate in modo che non si possa strumentalizzare il fatto o affermare: ‘Non mi danno i soldi perché non sto simpatico a Binaghi’. Poi ci sono i princìpi che devono essere rispettati, su tutti la maglia azzurra. Il recente caso della Giorgi è emblematico.

A proposito della Giorgi, ci sono novità? Avete avuto qualche nuovo contatto con il padre?
No e già il fatto che lei abbia citato il padre e non la giocatrice, anticipa la nostra risposta. Esiste una situazione in cui facciamo fatica a relazionarci direttamente con la giocatrice.

Ci sono invece novità circa il nuovo direttore tecnico del Centro di Tirrenia? Pare che l'attuale, Eduardo Infantino, si dedicherà a tempo pieno a Simone Bolelli.
Vero, stiamo finalizzando i dettagli ma posso confermare che Infantino si dedicherà a Simone Bolelli, oltre a qualche altro prospetto di buon livello.

E chi prenderà il suo posto da direttore tecnico?
In questa federazione hanno sempre prevalso le idee e non gli uomini o le etichette. Siamo consapevoli che voi giornalisti avete bisogno delle etichette e abbiamo fatto degli sforzi per darvele ugualmente. Se vedete che manca un direttore della comunicazione, o di un qualsiasi settore, pensate che ci sia un ambiente allo sbando. Non è così. Da noi, ogni decisione arriva dal Consiglio Federale. Per le faccende tecniche c'è Graziano Risi, che si confronta costantemente con professionisti come Barazzutti, Palmieri, Dell'Edera, Rianna, Palumbo. Ogni decisione viene presa in condivisione. In questo momento non abbiamo un direttore tecnico ma non lo vedo come un problema, bensì come un obiettivo. È un fardello che la FIT dovrà offrire ad una persona matura, convinta e consapevole, che deve avere un certo carisma per ricoprire un ruolo così delicato. Se questa figura non si trova, potrebbe esserci una gestione condivisa o di altro tipo.

POTETE LEGGERE L'INTERVISTA INTEGRALE SUL NUMERO DI DICEMBRE DE "IL TENNIS ITALIANO"

"VI SPIEGO PERCHE' VADO AVANTI" (12 settembre 2016)
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