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Emozioni e sentenze della prima settimana

L'affascinante Middle Sunday senza tennis spezza a metà il torneo più famoso del mondo, marcando ancor di più la differenza fra chi ha raggiunto la seconda settimana e chi invece ha già fatto le valigie. E diventa l'occasione perfetta per tirare le prime somme, dall'Italia che non c'è già più alla certezza che vincerà di nuovo uno dei Fab Four.
L’inossidabile middle sunday di Wimbledon, oltreché deprimere il malato di tennis che non tollera una pausa all’interno del torneo più libidinoso, o concedere il via libera per una giornata al mare senza il rimorso di perdersi il tennis, consente di tirare le prime somme a cavallo tra prima e seconda settimana, tradizionalmente lo scalino di maggiore importanza in un Major. In questo caso, tuttavia, non è che il bilancio sia chissà quanto indicativo per i big, anzi. Guardando in casa nostra, invece, i dati sono completi perché tutti gli 11 azzurri in gara, in gara non lo sono più e non è certo una novità.

AGGRAPPATI A FOGNA
Per quanto sia nutrita la colonia degli hater (sic) di Fabio Fognini, la realtà dei fatti dice che difficilmente nel prossimo futuro l’Italia avrà un tennista con risultati superiori al ligure e, ancor più arduo sarà trovare un azzurro in grado di replicare il suo livello di gioco. La sua carriera è costellata di “avrebbe potuto”, ma senza voler forzatamente scavare per cercare ciò che sarebbe potuto essere, basterebbe limitarsi a gioire per ciò che è. Pregi e difetti inclusi nel pacchetto.
QUANTITÀ, NON QUALITÀ
L’Italia ha schierato ben sette alfieri nello scacchiere maschile, cinque aventi diritto più due qualificati, tanti. Tra questi, tuttavia, il più giovane (Cecchinato) ha 25 anni, mentre quattro sono over 30. Il solo (e solito) Fognini ha vinto due partite, gli altri hanno collezionato tre primi turni e altrettanti secondi. Lorenzi ha vinto la sua prima partita a Wimbledon contro uno che ne aveva vinte meno di lui prima di arrendersi a Donaldson (20 anni e n.67 del mondo, ad averne…), mentre gli altri hanno perso tutti secondo pronostico. Com’è il bicchiere?
C’È CHI STA PEGGIO
Celato dalla sovrabbondanza di giocatori con residenza nella top-100 mondiale, il tennis francese di vertice è avvolto da una crisi nerissima: due soli giocatori traghettati fino alla seconda settimana, entrambi senza mire né speranze altissime. Fuori pressoché subito i moschettieri: Gasquet resuscita Ferrer, Tsonga – come al Roland Garros – riprende un giorno dopo giocando (e perdendo) un game contro Querrey, Monfils riesce nell’impresa di farsi battere da Mannarino in 5 set, dei quali avrebbe potuto perderne tutti.
GESTI BIANCHI SENZA COLLETTI BIANCHI
Il dress code a Wimbledon è roba seria, si sa. Impossibilitate nel marcare la differenza coi colori, le aziende di abbigliamento puntano tutto sul design degli outfit in scena sul più prestigioso tra i palcoscenici. Ebbene, nel 2017 sono praticamente spariti i colletti: Nadal già dismettendo la canotta ha fatto un passo verso l’eleganza e non gli si può chiedere di più, Murray ha il collo a V griffato Under Armour, mentre abbastanza clamorosamente sia Adidas sia Nike hanno optato per un collo alla coreana, ovverosia un non-collo. Tra i big il solo Djokovic conserva la polo e, del resto, vestendo Lacoste non avrebbe potuto fare diversamente…
NESSUN FAVORITO, TUTTI FAVORITI
La prima settimana di uno Slam spesso fornisce una fotografia fedele su stato di forma, mire e pronostici. O spesso no. Ed è questo il caso perché, francamente, si è visto troppo poco nel maschile per decretare il favorito, anche se si è visto abbastanza per essere certi che ancora una volta vincerà uno di quei quattro. Il solo Fognini è riuscito a strappare un set ai Fab Four in dodici partite e se per trovare un vincitore diverso da loro occorre risalire fino all’ormai preistorico 2002, qualcosa vorrà pur dire.
ROULETTE
Discorso completamente opposto per quanto riguarda il femminile, as usual nell’era post-Serena. In buona sostanza, tolte un paio che peraltro si affronteranno negli ottavi, tutte possono vincere. Quella che pareva più pronta per qualità e animo – Petra Kvitova – ha già salutato la compagnia, mentre la favorita dei bookmaker – Karolina Pliskova – pure. Fuori le ceche, potrebbe diventare interessante Garbine Muguruza che, nel silenzio generale e senza Sumyk a fianco, potrebbe avere quella deresponsabilizzazione in grado di farle spiccare il volo.
PECCATO, PECCATO, PECCATO
La Wta sembra una rissa generale in cui pare che sia sufficiente fare la voce grossa per sovrastare la concorrenza. Quella voce, perché no, sarebbe potuta provenire da una come Camila Giorgi che in questo Wimbledon poteva sognare in grande. Peccato mortale uscire di scena in quel modo contro Jelena Ostapenko.
DESERTO
Tolta Camila, che con l’Italia in senso stretto c’entra e non c’entra, c’è la solita palla di fieno che rotola nel deserto. Quattro le azzurre ai nastri di partenza, due quelle agli sgoccioli di carriera, un’altra che dell’erba farebbe volentieri a meno. La Schiavone ha battuto Mandy Minella incinta di quasi 5 mesi prima di raccattare 3 game contro Svitolina. La Vinci ha perso per l’ennesima volta nel 2017 contro Pliskova (Krystina) e Sara Errani ha fatto quel che poteva contro la bulgara Pironkova, cioè poco più di niente.
LA MALA EDUCATIÓN
Medvedev tira monetine all’arbitro, un gesto molto più grave concettualmente della pallata (involontaria) di Shapovalov qualche mese fa, e passerà in cavalleria. Tomic sostanzialmente con le sue dichiarazioni dà uno schiaffone al tennis e allo sport in generale, specie a chi non ha ricevuto da Madre Natura il talento che, suo malgrado, ha lui. Almeno è stato “punito” da Head che ha comunicato di voler interrompere la sponsorizzazione. Bene così.
CI SEI MANCATO, SPARALESTO!
In un torneo maschile avaro, al solito, di colpi di scena con le uniche eliminazioni illustri (illustri?) ai danni di Wawrinka e Nishikori, quella di Sebastian Ofner è la storia più bella, ma il ritorno su grandi palcoscenici di Ernests Gulbis è la più romantica. Il lèttone aveva vinto l’ultima partita in un main draw nel circuito maggiore al Roland Garros, del 2016, per ritiro di Tsonga. Forse sarà stato emotivamente spronato dall’entusiasmo dilagante attorno alla vittoria parigina della connazionale Ostapenko.
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