Il tennis giocato sta per terminare. Il weekend non propone la sola finale di Coppa Davis, ma anche gli ultimi ATP Challenger. Ad Andria c'è un ottimo Filippo Baldi in semifinale, mentre a Pune prosegue il momento d'oro dell'indiano Prajnesh Gunneswaran, ottimo finalista dopo aver vinto la scorsa settimana a Bangalore. A suon di risultati, si sta candidando per un posto nel match di Coppa Davis contro l'Italia. In finale se la vedrà con uno dei ragazzi più “pompati” della Next Gen. Ormai è fuori età, ma su Elias Ymer era stato costruito un personaggio. Non poteva essere altrimenti, vista la sua particolare storia di promessa svedese, ma figlio di etiopi. Tanto è bastato per convincere l'ATP a realizzare un documentario in Etiopia, in cui Elias racconta l'esperienza nella terra delle sue origini. Sul campo è andata così così: nel 2015 era stato capace di qualificarsi a tutte le prove del Grande Slam, ma non è ancora riuscito a entrare tra i top-100 ATP. Non ce l'ha fatta neanche nel 2018: dovesse vincere a Pune, dovrebbe attestarsi intorno al numero 116. Nella sua permanenza indiana, gli è capitato di vedere il film “Dangai”, e si è commosso. A suo dire, la storia gli ha ricordato le difficoltà incontrate da suo padre nel tentativo di crescere due piccoli tennisti, Elias e il fratello minore Mikael. In Svezia, patria adottiva, non è stato facile. “L'Etiopia è famosa per aver prodotto dei corridori, ma non ha nulla a che fare con il tennis – racconta Ymer – dunque la gente inizia a dire che non puoi fare il giocatore”. Il padre aveva trovato rifugio a Stoccolma dopo essere scappato dal paese d'origine, teatro di una guerra civile come accade in troppi paesi dell'Africa nera.