Riccardo Bisti
12 November 2017

E adesso potete chiamarla... Fed CoCo!

Neanche nei sogni più arditi, CoCo Vandeweghe avrebbe pensato di vincere così l'agognata Fed Cup: ha firmato otto dei nove punti totali, raccogliendone tre anche nell'ostica finale in Bielorussia. Nel doppio di spareggio, lei e Shelby Rogers evitano le sabbie mobili del terzo set e regalano agli States il 18esimo titolo.

“Essere americano vuol dire anche essere un po' antipatico”. CoCo Vandeweghe lo diceva qualche anno fa, quando si faceva notare più per le sparate fuori dal campo che per i risultati. Una volta, disse che prima o poi sarebbe diventata numero 1 del mondo. Difficilmente accadrà, ma la personalità è come il talento: o ce l'hai o non ce l'hai. Non la puoi comprare al supermercato. Colleen (questo è il suo vero nome) Vandeweghe ce l'ha, e le è servita a tenere in piedi una baracca americana che senza di lei sarebbe affondata. E invece gli Stati Uniti ridono, ebbri di gioia. Ride capitan Kathy Rinaldi, ride la presidentessa USTA Katrina Adams, ride la deludente Sloane Stephens. Ma se gli States possono gioire per aver riconquistato la Fed Cup dopo un digiuno di 17 anni, devono ringraziare CoCo. Per lei, la bandiera viene prima di tutto. Gliel'ha insegnato la mamma, atleta olimpionica in ben due edizioni dei Giochi: Montreal 1976 (nuoto) e Los Angeles 1984 (pallavolo). Le ha insegnato a emozionarsi quando parte l'inno, ad accendere un forte senso patriottico. CoCo aveva raggiunto un primo obiettivo l'anno scorso, quando aveva acciuffato in extremis un posto alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Ma non bastava: voleva lasciare il segno. Lo ha fatto quest'anno, diventando la prima giocatrice nella storia moderna della Fed Cup (dal 2005 a oggi) a vincere otto partite in una sola edizione. Soltanto Petra Kvitova, nel 2011, aveva vinto sei singolari. CoCo ci ha messo dentro anche due doppi, compreso quello decisivo nella finale della Chizhovka Arena di Minsk, dopo che Aliaksandra Sasnovich aveva strozzato in gola l'urlo delle americane, battendo al fotofinish Sloane Stephens.

IL SILENZIOSO AIUTO DELLA ROGERS
Non sarebbe stato giusto che a prendersi la libidine psicologica dell'ultimo punto fosse la Stephens. Più lineare che lo abbia fatto CoCo, dopo l'ultimo dritto in rete della Sasnovich, sigillo di un 6-3 7-6 che ha nascosto più di un insidia. La coppia bielorussa, composta dalle singolariste Sasnovich e Sabalenka, ha mostrato evidenti lacune tecnico-tattiche, soprattutto quando si trattava di colpire al volo. Accanto alla Vandeweghe c'era Shelby Rogers, altro “peso massimo” dotato di servizio potente, colpi pesanti e scarsa mobilità. Ma in doppio, con meno campo da coprire, è tutto più facile. Shelby è stata brava a lasciarsi guidare dalla compagna, limitandosi a fare il suo compito senza strafare. Due break al settimo e al nono game spedivano le americane avanti di un set, poi arrivava la reazione di nervi delle padrone di casa. Affidandosi ai propri punti forti e a qualche errore delle avversarie, Aryna e Alyaksandra salivano 5-2 nel secondo, peraltro con due break di vantaggio. Niente da fare. Prendevano un altro break e servivano per il set una terza volta, sul 6-5. Niente da fare. A quel punto, era chiaro che avrebbero perso. E allora CoCo si è sdraiata per terra, mentre la Rogers le correva addosso.

DOVE PUO' ARRIVARE COCO?
Capitana e compagne sono rimaste nei pressi della panchina, come a voler rispettare un momento che doveva essere soltanto suo. E lei se lo è assaporato fino in fondo, fedele al suo personaggio, concedendo solo fredde strette di mano alle avversarie prima di festeggiare – stavolta sì – insieme alle compagne. Non è detto che una vittoria in una competizione a squadre possa dare una svolta a una carriera, anche perché in sei singolari non ha battuto una sola top-30 (l'avversaria di più alta classifica affrontata è stata Katerina Siniakova in semifinale, n.38 WTA ai tempi della semifinale. Durante USA-Germania. Julia Goerges era n.51). Però ci sono buone premesse: ad esempio, la partnership con Pat Cash sta funzionando. E nei grandi tornei ha ottenuto risultati inediti, come le semifinali a Melbourne e New York. Si è infilata tra le top-10 e tra meno di un mese compirà 26 anni: l'anno prossimo dovrà abbellire i fatti che quest'anno ha finalmente messo sul campo, dopo anni di chiacchiere. Intanto, da oggi, potrà andare da mamma Tauna e dirle. “Ehi, ho fatto il mio dovere”.

FED CUP 2017 – FINALE
BIELORUSSIA – STATI UNITI 2-3

CoCo Vandeweghe (USA) b. Aliaksandra Sasnovich (BLR) 6-4 6-4
Aryna Sabalenka (BLR) b. Sloane Stephens (USA) 6-3 3-6 6-4
CoCo Vandeweghe (USA) b. Aryna Sabalenka (BLR) 7-6 6-1
Aliaksandra Sasnovich (BLR) b. Sloane Stephens (USA) 4-6 6-1 8-6
Vandeweghe-Rogers (USA) b. Sasnovich-Sabalenka (BLR) 6-3 7-6

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