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Marco Caldara
14 September 2018

Rebecca Marino torna a sorridere

Caduta in depressione perché vittima di cyberbullismo, Rebecca Marino aveva abbandonato il tennis nel 2013. Ma dopo un lungo percorso personale per superare le difficoltà, e motivata dai problemi di salute del padre, la 27enne canadese ha deciso di riprovarci quest’anno. Dall’inizio della stagione ha già vinto 44 incontri ed è ai quarti a Quebec City, a sette anni dall’ultima volta.
Il cyberbullismo, spesso causato (nel tennis) da scommettitori che sfogano sui giocatori la delusione per qualche puntata andata male, è ormai un fenomeno tanto diffuso da passare persino in secondo piano. I giocatori lo sanno, gli tocca accettarlo e passare oltre, ma non è sempre facile chiudere un occhio. Dustin Brown ha pubblicato solo ieri l’ultima vagonata di odio social, amplificata da quel colore della pelle che per qualcuno continua a restare un problema anche nel 2018, e ormai ha imparato a prenderla con filosofia. Ma non tutti accolgono allo stesso modo gli insulti web degli sconosciuti. Uno degli esempi è quello di Rebecca Marino, la canadese che nel 2012 crollò di fronte agli epiteti e alle minacce ricevuti su internet, fino a cadere in una depressione che le rovinò la vita, spingendola a dire basta con il tennis. Una storia brutta che per fortuna ha trovato un meraviglioso lieto fine, visto che non solo la 27enne di Vancouver ha trovato la forza per superare tutto e riprovarci col tennis all’inizio di quest’anno, ma sta anche ottenendo risultati di spessore. Grazie alle tante partite vinte a livello ITF ha scalato in fretta la classifica, portandosi vicina alle prime 200 del mondo, e ha attirato l’attenzione su di sé al punto da meritarsi una wild card per il WTA International di Quebec City. Proprio là dove sette anni fa aveva giocato il suo ultimo quarto di finale nel Tour, che ha bissato nella serata di ieri, aggiungendo al successo all’esordio contro Tatjana Maria un’altra vittoria, stavolta in rimonta, contro la spagnola Georgina Garcia Perez. “Questo risultato – ha raccontato entusiasta – è la testimonianza di tutto il duro lavoro che ho fatto per tornare qui. Il mio percorso sta andando alla grande, e sto cercando di fare del mio meglio per tornare in alto. Anche se l’unico vero obiettivo è dare sempre il massimo: mi basta quello per essere soddisfatta”.
DAL BARATRO ALLA RINASCITA
La storia della Marino è piuttosto nota: dopo essere stata fra le prime 40 del mondo a vent’anni, nel febbraio del 2012 si era presa una pausa dal tennis, perché non reggeva più gli insulti che le arrivavano dopo le sconfitte. Ci aveva riprovato nel settembre dello stesso anno, ma aveva resistito soltanto una manciata di mesi, prima di dire basta all’inizio del 2013, vittima della depressione. I ricordi di quel periodo buio li ha raccontati a Sportsnet, in un (bel) video di una decina di minuti. “Avevo un problema – ha spiegato – che non andava d’accordo con la mia vita da tennista professionista. Ero confusa, non sapevo cosa fare, e c’erano giorni che mi sentivo davvero triste. Non riuscivo a uscire dal letto, a vestirmi, e non avevo alcuna voglia di andare in campo, sorridere e fingere che dentro alla mia testa fosse tutto normale”. Da allora di lei non si sono avute notizie per anni, se non che avesse cambiato completamente vita. Ha ripreso a studiare, frequentando un corso di letteratura inglese alla University of British Columbia (UBC), ed è addirittura entrata nel team di canottaggio del college, prima di riavvicinarsi al tennis nel ruolo di allenatrice dei Thunderbirds, la squadra della UBC. Un percorso che l’ha aiutata a sconfiggere la depressione e riprendersi la sua vita, grazie al coraggio di parlare apertamente della sua debolezza, per puntare il dito contro un fenomeno sempre più diffuso, e fare in modo che la sua vicenda potesse diventare una fonte d’ispirazione per tutte le persone che si trovassero nella sua stessa situazione. Ha raccontato la sua storia a un convegno, ha gradualmente riaperto i suoi profili social e ha ripreso una vita normale, senza più i demoni della depressione e senza la paura di aprire internet e trovare qualche frase spiacevole sul suo conto. Tuttavia, da lì a pensare di tornare a girare il mondo per giocare ce ne passa, ma se pian piano si è accorta che le mancava qualcosa.
LA MALATTIA DEL PADRE COME STIMOLO
La spinta definitiva per dare al tennis una seconda possibilità è arrivata nella primavera dello scorso anno, dopo che a suo padre Joe (di origini siciliane: il nonno di Rebecca è nato a Caltanissetta) era stato diagnosticato un cancro. “Ho deciso di riprovarci per lui, per mia madre, per mio fratello e per tutte le persone che hanno sempre creduto in me. Non ho mai perso l’amore per lo sport, e voglio tornare per essere felice di stare sul campo da tennis e di competere: è la sola cosa che conta”. Doveva riprendere a giocare negli ultimi mesi del 2017, invece si è presa un periodo in più per allenarsi e ricostruire un fisico che era arrivato a pesare oltre venti chili in più, ed è rientrata nel febbraio di quest’anno, partendo per quattro ITF da 15.000 dollari in Turchia. “Prima di volare ad Antalya ero nervosissima, mi chiedevo se stessi facendo davvero la cosa giusta”. La risposta è arrivata dal campo: ha infilato venti successi di fila, prendendosi uno dopo l’altro i primi tre tornei e rilanciando immediatamente la propria carriera. Curiosamente, il primo titolo l’ha vinto il 4 febbraio, esattamente un anno dopo che al padre era stato diagnosticato il cancro. Difficile credere sia solo una coincidenza. “Rebecca – racconta il padre – è la persona che mi ha dato la forza di reagire nei giorni più difficili. Senza di lei non sarei stato capace di gestire una situazione simile”. Dopo quei tre titoli la Marino è salita immediatamente di categoria, ne ha vinto un quarto in Canada a luglio e il suo bilancio da inizio stagione, ritoccato al rialzo in Quebec, recita 44 vittorie e sole 9 sconfitte. “Sono i miei primi risultati a livello WTA dopo tantissimi anni, quindi hanno di per sé qualcosa di speciale. Dai miei tempi migliori sono passati tanti anni, quindi non sarebbe corretto fare paragoni: voglio solo godermi la mia carriera 2.0 e competere al massimo. Sono fiera di ciò che sto facendo e di essere tornata a giocare, ma soprattutto del fatto che ora prima di tutto vengo io, poi ciò che la gente pensa di me”. Una frase, l’ultima, che riassume alla perfezione il percorso che le ha restituito la meritata serenità.
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