DAL BARATRO ALLA RINASCITA
La storia della Marino è piuttosto nota: dopo essere stata fra le prime 40 del mondo a vent’anni, nel febbraio del 2012 si era presa una pausa dal tennis, perché non reggeva più gli insulti che le arrivavano dopo le sconfitte. Ci aveva riprovato nel settembre dello stesso anno, ma aveva resistito soltanto una manciata di mesi, prima di dire basta all’inizio del 2013, vittima della depressione. I ricordi di quel periodo buio li ha raccontati a Sportsnet, in un (bel) video di una decina di minuti. “Avevo un problema – ha spiegato – che non andava d’accordo con la mia vita da tennista professionista. Ero confusa, non sapevo cosa fare, e c’erano giorni che mi sentivo davvero triste. Non riuscivo a uscire dal letto, a vestirmi, e non avevo alcuna voglia di andare in campo, sorridere e fingere che dentro alla mia testa fosse tutto normale”. Da allora di lei non si sono avute notizie per anni, se non che avesse cambiato completamente vita. Ha ripreso a studiare, frequentando un corso di letteratura inglese alla University of British Columbia (UBC), ed è addirittura entrata nel team di canottaggio del college, prima di riavvicinarsi al tennis nel ruolo di allenatrice dei Thunderbirds, la squadra della UBC. Un percorso che l’ha aiutata a sconfiggere la depressione e riprendersi la sua vita, grazie al coraggio di parlare apertamente della sua debolezza, per puntare il dito contro un fenomeno sempre più diffuso, e fare in modo che la sua vicenda potesse diventare una fonte d’ispirazione per tutte le persone che si trovassero nella sua stessa situazione. Ha raccontato la sua storia a un convegno, ha gradualmente riaperto i suoi profili social e ha ripreso una vita normale, senza più i demoni della depressione e senza la paura di aprire internet e trovare qualche frase spiacevole sul suo conto. Tuttavia, da lì a pensare di tornare a girare il mondo per giocare ce ne passa, ma se pian piano si è accorta che le mancava qualcosa.