Riccardo Bisti
07 January 2017

Djokovic torna a distribuire abbracci

Il serbo interpreta meglio di Murray la finale di Doha, e vince con merito. Anzi, avrebbe potuto chiudere in due set in virtà di tre matchpoint sciupati nel secondo. Nessuno dei due è ancora al top della forma, ma lo spettacolo offerto è sufficiente per considerarli favoriti a Melbourne. In questo momento, i bookmakers li danno alla pari.

Prima di questa finale, Novak Djokovic aveva battuto Andy Murray 24 volte su 35 scontri diretti. Il fatto che abbia vinto a Doha per il secondo anno consecutivo, dunque, non dovrebbe costituire una sorpresa. Invece rappresenta una bella spruzzata di pepe sull'Australian Open 2017. In una botta sola, spalmata in 2 ore e 54 minuti di partita, il serbo ha messo fine alla serie positiva di Murray (che andava avanti da 28 partite) ed è tornato a vincere un torneo, come non gli accadeva da luglio, quando si impose a Toronto. Una partita resta una partita, così come un ATP 250 non ha il valore di uno Slam, però Djokovic potrebbe ricordare – e ringraziare – a lungo la settimana del Qatar, in cui la sua crisi poteva diventare preoccupante. Sarebbe bastato che Fernando Verdasco non avesse sciupato la bellezza di cinque matchpoint (di cui quattro consecutivi) in semifinale. Avesse perso quella partita, il suo staff avrebbe dovuto lavorare duro per portarlo a Melbourne in condizioni mentali accettabili. Invece se l'è cavata e, in una bella finale, si è imposto 6-3 5-7 6-4 sul più acerrimo rivale. Il punteggio non inganni: Djokovic avrebbe potuto vincere con più agio se soltanto avesse avuto più killer istinct nel secondo set. Avanti di un set e di un break, è andato a servire sul 5-3, è salito 30-0, ma un doppio fallo ha dato il là alla rimonta di Murray. Nemmeno tre matchpoint sono bastati per chiudere la contesa. L'ha presa malissimo, Nole, manifestando tutto il suo nervoso scagliando per terra la sua Head. Perso il secondo set, pochi avrebbero scommesso su di lui, peraltro memori delle ultime faccende agonistiche (e non). Lui si è cambiato d'abito, riponendo nella borsa la polo azzurra e indossando una t-shirt grigia.

CHI E' IL FAVORITO PER MELBOURNE?
Nole ha attivato ogni unità anti-sismica nei primi game del terzo set, evitando pericolosi crolli, aspettando che testa e gambe tornassero a frullare come nella prima ora e mezza di gioco. Un buon Djokovic: magari non il “Mr. Intensità” dei momenti d'oro, ma un'ottima versione di sé. Sufficiente per battere un Murray non così splendente. D'altra parte, nessuno dei due aveva finalizzato la preparazione per arrivare al top il 7 gennaio. Anzi, la qualità dell'incontro è stata fin quasi sorprendente. A parte le implicazioni emotive, decisive nel secondo set, Djokovic ha interpretato meglio la partita. In assenza di un reale contrasto di stili, le sfide Djokovic-Murray si decidono con i dettagli. E stavolta è stato Nole il più propositivo, il primo a dare un'impronta allo scambio con la soluzione lungolinea. E allora, nel complesso, è giusto che il break decisivo l'abbia firmato lui, al settimo game del terzo set. C'è stato un parziale di nove punti a zero che ha spezzato la partita e gli ha consentito di chiudere, con un dritto vincente, quando era ormai ora di cena e gli sceicchi avevano giusto voglia di consegnare il trofeo per poi gustarsi il buffet. Il primo titolo dell'anno, dunque, va a Novak Djokovic. E' il numero 67 della sua fiammante carriera e ha acceso la curiosità verso le quote dell'Australian Open. Ebbene, i bookmakers non si sono voluti sbilanciare. In questo momento, Andy Murray e Novak Djokovic sono esattamente alla pari. La battaglia è appena ricominciata. Dal deserto del Qatar, si passerà alle rive soleggiate del fiume Yarra. E per gli altri sarà difficile inserirsi.

ATP 250 DOHA – Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Andy Murray (GBR) 6-3 5-7 6-4

© RIPRODUZIONE RISERVATA