“Si torna sempre dove si è stati bene”.
Chiara Galiazzo cantava così, lo scorso anno, sul palco del Teatro Ariston di San Remo. Novak Djokovic parla italiano, ma non sappiamo se conosca questa canzone. In quel periodo aveva strane idee per la testa. La competitività stava andando via e sentiva di dover cambiare qualcosa, a partire da uno staff tecnico che lo aveva accompagnato per oltre dieci anni. In primavera, la decisione: via Marian Vajda, il coach di una vita. Dopo, tante scelte strampalate (e anche un po' di sfortuna) che lo hanno fatto sprofondare, ha capito che con Vajda stava bene. E allora è tornato da lui, bussando alla porta della sua abitazione di Bratislava, capitale della Slovacchia. Che fare, Marian? L'esito delle votazioni di casa Vajda è stato unanime: tornare dal figliol prodigo. “Perché volevano rivederlo in TV, da troppo tempo ne era assente” ha scherzato Vajda con il New York Times, parlando di un Nole sempre più ritrovato. La semifinale a Roma è stata accompagnata da un bel quarto al Roland Garros, con la prospettiva di andare ancora avanti. Il suo prossimo avversario (intorno alle 16, diretta Eurosport 2) sarà Marco Cecchinato. Diciamo che una vittoria dell'azzurro sarebbe una grande sorpresa. Ritrovare Djokovic così competitivo è quasi sorprendente, specie dopo averlo visto a Indian Wells e Miami. Numero 22 ATP e 20esima testa di serie, sta rosicchiando terreno a chi gli sta davanti. Chissà che non riesca a superarli in tempo, magari arrivando ad essere l'atteso anti-Nadal. “Novak sta lentamente tornando – dice Vajda – non ancora pienamente, ne sono consapevole, quindi non lo vedo come favorito per la vittoria o qualcosa del genere”. Secondo Patrick Mouratoglou, gli ultimi risultati di Djokovic sono legati al ritorno di Vajda. Visto che anche Maria Sharapova è di nuovo competitiva dopo aver ripreso a lavorare con Thomas Hogstedt, ritiene che il lavoro del coach sia un po' sottovalutato. “Maria è tornata su ottimi livelli ed è qualcosa che mi piace – dice Mouratoglou – il suo caso e quello di Djokovic confermano che gli allenatori hanno un ruolo importante”.