AUMENTI SOSTANZIOSI, PERÒ...
Per adesso Djokovic non ha rilasciato dichiarazioni, ma l'argomento sarà certamente oggetto di discussione nella conferenza stampa dopo il suo match contro Young. L'ATP, da parte sua, sta aspettando di capire se il malumore dei giocatori si possa tradurre in qualcosa di concreto. Gli stessi tennisti sono anche un po' risentiti dalla parità di montepremi che gli Slam, ormai da anni, garantiscono a uomini e donne. “Sono argomenti di cui si parla costantemente – dice Anderson – per adesso non c'è molta sostanza”. Dando un'occhiata ai prize money del 2017, si scopre che 51 giocatori hanno intascato più di un milione di dollari (il doppio rispetto a cinque anni fa), mentre è decisamente cresciuto anche il contributo ATP ai fondi pensione dei giocatori. Inoltre, il montepremi complessivo del circuito ATP è cresciuto del 113% negli ultimi dieci anni. Il punto, tuttavia, rimane la distribuzione degli incassi complessivi. È lì che i giocatori spingono. Anche Ryan Harrison, uno dei pochi a parlarne pubblicamente, sostiene la causa di Djokovic. “Vedo con favore la nascita di un sindacato dei giocatori: in un certo senso, le uniche persone che ci rappresentano lo fanno anche per conto dei tornei. Mi piacerebbe che ci fosse una forma di rappresentazione senza un condizionamento esterno. Non vogliamo andare contro i tornei, ma su certi argomenti potrebbe avere senso la presenza di una voce tutta per noi”. Viktor Troicki è un buon amico di Djokovic e ha definito “ridicola” la percentuale di entrate degli Slam destinata ai giocatori. “Anche se loro dicono che stanno aumentato i premi in continuazione. È vero, ma stanno anche guadagnando molto di più rispetto al passato. Quindi c'è un problema”.