Dieci cartoline dal Foro Italico

THE LIST – Raccontiamo, tramite le immagini, i personaggi più importanti degli Internazionali BNL d'Italia appena conclusi. Dal successo di Zverev alla discutibile formula delle pre-qualificazioni, passando per i brividi intensi fatti provare da Fabio Fognini.
L’epifania di Sascha Zverev si materializza al Foro Italico. Era solo una questione di quando - e non di se - la sua prima pietra poggiata verso una carriera da dominatore. Magari un giorno Roma ricorderà potrà annoverare tra i suoi record tale privilegio, così come capitato al torneo di Milano con Federer. Riempirsi la bocca con un banale “è nata una stella” sembra, tuttavia, retorico e inesatto.
Dev’essere proprio un momento da Re Mida per il tennis maschile. Quando Djokovic arranca, risorge Federer. Quando Roger non c’è, riecco Nadal. Quando Rafa perde e Murray non perviene, arriva Zverev. Il successo porta successo e la decisione di provare a cambiare qualcosa – vedi Next Gen et similia – in un momento salutare come questo è indice, oltreché di coraggio, di lungimiranza.
Novak Djokovic aveva illuso di essere tornato se stesso con una furente semifinale dove aveva maltrattato in un’ora (e un game concesso) il Thiem che ventiquattr’ore prima aveva seccato Nadal. Niente da fare: Nole ricade nelle incertezze che da dodici mesi sono una sconfortante abitudine e il debuttante in finale sembra essere lui.
Rafa Nadal perde interrompendo una striscia verde lunga 17 partite, e di questa sconfitta difficilmente se ne curerà, anzi. In conferenza stampa il volto del maiorchino malcelava i segni delle campagne sul rosso europeo e, a questi livelli, tre giorni di riposo extra valgono oro. Niente dubbi: a Parigi è Rafa l’uomo da battere e tre su cinque evitare la terza Dècima sarà probabilmente un’impresa proibita per tutti.
In un torneo francamente piatto, i brividi più intensi sono figli del talento di Fabio Fognini che nel serale di martedì ha strapazzato il numero uno del mondo – non accadeva a un italiano da un decennio esatto – per poi arrendersi a Zverev. Che Murray sia la brutta copia del dominatore dell’edizione 2016 degli Internazionali è pacifico, che Fogna abbia brillato per una sera come una supernova, pure.
Roger Federer è talmente grande da far rumore anche quando non c’è. La notizia dell’arrivederci alla compagnia fino all’arrivo degli amati prati è deflagrata in sala stampa rubando la scena al torneo. In molti, vedendo lo stato desolante della concorrenza al vertice, avranno pensato “Parigi? Perché no?!”, ma la scelta conservativa di un mostro della programmazione come Roger dovrebbe risultare ancora una volta vincente.
Dopo lo scellerato diniego della wild card a Francesca Schiavone, sembra esserci il karma dietro all’infortunio che ha costretto Maria Sharapova al ritiro. Il posto della Leonessa, tuttavia, non è stato occupato dalla siberiana, bensì dal pass delle prequalificazioni. Il risultato? 7 game rastrellati da Chiesa – 2 degli ultimi 14 del match - contro Tsurenko, non esattamente Steffi Graf.
Il torneo femminile lo intasca Elina Svitolina, una comprimaria che nella Wta odierna veste i panni di padrona. L’ucraina – quattro titoli nel 2017 e primo posto nella Race – approfitta prima del ritiro di Muguruza in semifinale e poi di una Halep tutt’altro che al 100% in finale. Simona manca il back-to-back dopo Madrid, ma sembra la candidata più attendibile per Bois de Boulogne.
Impossibile non soffermarsi sulle prequalificazioni. Un mini-torneo melmoso, cervellotico con regole complesse e – puntualmente – cambiate in corso d’opera, ma soprattutto poco veritiero. Oltre a fiaccare la qualità di un evento di prim’ordine come il torneo romano, al maschile viene disputato contestualmente al challenger del Garden dove, giustamente, partecipano i migliori italiani che avrebbero potuto partecipare (e vincere) le prequali, magari ben figurando poi nel torneo maggiore.
“Strength in numbers!” Quando questo slogan viene sventolato da ogni seggiolino della Oracle Arena di Oakland con in campo Curry & Co. fa sicuramente un’altra figura rispetto all’incalzante elenco del superbo Binaghi. Tutto col segno +: incassi, biglietti, follower, tweet, like, snapchat. Anche le entità inquantificabili come bellezza e amore, parola di Nicola Pietrangeli. Evvia!
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