02 April 2014

Dentro le corde

Prima del come c’è il cosa. Monofili, multifili e avvolgimenti sono costruiti in modo diverso ma le diversità sul campo di gioco vanno spesso imputate al materiale che compone la corda, dal budello al kevlar

Dentro le corde

di Mauro Simoncini

 

Ciò di cui è costituita una corda è più “decisivo” di come viene assemblato. Oltre a distinguere tra monofilamenti, avvolgimenti o multifili occorre prestare attenzione al materiale con cui è costruita la corda, che influisce soprattutto sulla rigidità della stessa (mentre la costruzione incide sulla resistenza all’usura). La grande maggioranza di corde sono fatte utilizzando uno (o più) di quattro diversi tipi di materiale: budello naturale, nylon, aramide e poliestere.

 

Il budello è l’unica corda composta da materiale “naturale”. E’ fatto con gli intestini di mucca (nello specifico una parte di essi chiamata “serosa”). E’ uno dei più utilizzati sui circuiti professionistici Atp e Wta; e va considerato – per sottolineare il tipo di scelta – che la maggior parte di questi giocatori paga per usarlo, quando potrebbe facilmente disporre di quantità smisurate di altre corde (venendo pagati addirittura come testimonial). Ma come mai allora il budello rappresenta più o meno solo l’1% delle corde vendute? Un errore credere che il budello si rompa troppo in fretta; se trattato a dovere può durare almeno quanto la maggior parte delle corde sintetiche (dello stesso calibro). Il budello tende a usurarsi, sfilacciandosi; alcune delle sottili fibre si rompono in fretta, ma devono spezzarsi più della metà del totale perché si rompa la corda. Proprio come i multifili sintetici, che sono in realtà “aiutati” dai rivestimenti di ultima generazione. Comfort (la tensione al momento dell’impatto sale meno) specialmente i “malati del gomito”, elasticità e potenza sono i grandi vantaggi. Il costo (2-3 volte i sintetici) e la variabilità del clima i potenziali punti a sfavore.

 

Il nylon è il materiale più largamente usato al giorno d’oggi. Il termine synthetic gut si riferisce proprio a una corda fatta di nylon, che può essere assemblato in molti modi diversi a seconda dell’obiettivo che si vuole ottenere per il campo di gioco. E’ molto più economico, non soffre umidità o altri fattori atmosferici ed è più morbido e confortevole di altre corde sintetiche (monofili). Sta proprio nel mezzo, quindi è meno delicato del budello e meno duraturo di poliestere e fibre aramidiche di cui dopo.

 

Tanto per capirsi l’aramide è materiale presente nei giubbotti antiproiettile. E’ ovvio, è quasi indistruttibile; in commercio da anni nel tennis, è molto popolare fra i giocatori che rompono le corde frequentemente e hanno necessità di aumentare la durata, anche per motivi economici. Dunque specialmente chi fa uso (anche eccessivo) di spin, per i quali con questo materiale ci si può spingere anche verso calibri sottili (1,20 mm) vista la resistenza all’usura. Offre anche un buon controllo. Attenzione però che sull’altro piatto della bilancia ci sono durezza e rigidità: più di ogni altro materiale nel momento dell’impatto si alza la tensione delle fibre aramidiche; per questo si può opportunamente inserirlo dapprima in un montaggio ibrido.

 

Il kevlar (fibra aramidica) è la corda più durevole presente sul mercato. E’ molto rigido e crea un’incordatura molto tesa. Per questo motivo è di solito unito al nylon per ridurre la rigidità del piatto corde. Ciò nonostante, gli ibridi di kevlar sono le corde meno potenti e meno comode disponibili al momento. E’ sconsigliata a giocatori principianti o con problemi alle braccia. Agassi montava kevlar a 30 kg di tensione, scelta sconsigliata. Per capirsi, a parità di peso, il kevlar è circa 5 volte più resistente dell’acciaio… Oggi nel tennis è un materiale meno diffuso; circa dieci tipi di corde del genere sono uscite di produzione negli ultimi 2-3 anni.

 

Il poliestere è invece il materiale per corde da tennis cresciuto più velocemente negli ultimi anni. Specialmente professionisti europei e sudamericani, gli amanti del gioco dal fondo su terra battuta, quelli che rompono più spesso, si affidano da tempo al poliestere di prima e seconda generazione in quanto materiale (a bassa o alta densità) assolutamente durevole e non così traumatico come gli ultimi di cui sopra. Secondo solo all’aramide in quanto a durata, ma più morbido e confortevole; poco costoso offre anche discreto controllo. Resta meno confortevole del nylon e perde tensione ed elasticità in fretta. Si presta a pochi tipi di costruzione (nella maggior parte lo si trova in monofilamenti).

Insomma dentro la corda ci può essere un pò di tutto; dalla mucca al giubbotto antiproiettile. A Voi la scelta.

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