C'È ANCORA UN SOGNO DA REALIZZARE
L'infortunio di Del Potro è probabilmente meno grave, e l'argentino – tutto sommato – è ancora piuttosto giovane (ha compiuto 30 anni meno di un mese fa), ci sarebbe lo spazio per l'ennesimo recupero. Nella sua carriera ha già fatto un paio di miracoli, al punto da ispirare il titolo di un libro a lui dedico (El Milagro Del Potro). Adesso dovrà farne un altro: sul piano clinico sembra esserci tutto il margine, ma il recupero dovrà partire dalla testa. Palito dovrà essere motivato, convinto di potercela fare. Non ci sarà spazio per dubbi, recriminazioni o momenti di tristezza. Se non si dovesse operare, i danni sarebbero davvero limitati. In caso di ulteriore sfortuna, con la necessità di un intervento, il caso di Alejandro Valverde deve essere un esempio, una metaforica scialuppa di salvataggio a cui aggrapparsi nei momenti complicati, quando tornerebbero in ballo tremende routine, che Delpo pensava di essersi messo alle spalle: immobilizzazione, fisioterapia, riabilitazione. Con un'operazione, il quadricipite della gamba destra di Del Potro perderebbe quasi tutto il tono muscolare. Recuperarlo da zero, dopo tutto quello che ha passato, non sarebbe uno scherzo. Per adesso gli scenari sono questi, mentre ci rifiutiamo di considerare ipotesi più negative: quando ha messo piede nel tour, “Palito” aveva tre sogni: vincere lo Us Open, vincere la Coppa Davis e diventare numero 1 del mondo. Realizzati i primi due, ed essersi messo in buona posizione per lottare per il terzo, non può concedere al suo corpo la possibilità di scegliere per lui. Dovrà tornare, anche perché il “Negro” Marcelo Gomez, l'uomo che lo ha forgiato, è convinto che ce l'avrebbe fatta. Non può mica tradirlo ora.