Del Potro, a Parigi un'altra mini resurrezione

Juan Martin Del Potro sa sempre sorprendere: la sua presenza al Roland Garros era in dubbio, invece scende in campo. Gioca un primo set da incubo, poi ritrova il meglio di sé e affossa Nicolas Mahut, all'ultima partecipazione (in singolo) a Parigi. La terra rossa è sempre più ostica per lui, ma lungo le due ore del match si sono visti segnali incoraggianti. Nell'immediato, ma anche per i prossimi tornei.
C’erano davvero poche certezze riguardo la presenza di Juan Martin del Potro al Roland Garros. Dopo un inizio di stagione suggellato dal grande successo a Indian Wells, eccolo ripiombare nuovamente nel calvario. La stagione sul rosso gli ha creato soprattutto problemi. Ad aprile si è riposato, a Madrid ha giocato così così e a Roma si è procurato uno strappetto all'adduttore sinistro. “Sapevo che la stagione sulla terra rossa sarebbe stata quella che avrebbe creato maggiori difficoltà per me” aveva detto dopo essersi ritirato al Foro Italico contro Goffin. Da quel giorno, l’argentino di Tandil ha iniziato una corsa contro il tempo per riuscire a giocare a Parigi. La terra rossa è complicata per lui, ma uno Slam è pur sempre uno Slam. Alessandro Giannessi, in un torneo che per i lucky loser è stato una vera e propria manna, attendeva trepidante l’annuncio del suo forfait. E fino a stamane non c’era alcuna certezza che Juan Martin calpestasse la terra del Suzanne Lenglen Court. Per lo spezzino, purtroppo, l'ambizione di diventare il nono lucky loser del torneo è sfumata per un soffio. Nel pomeriggio parigino, dal tunnel del Lenglen, è spuntata la sagoma gigante di Palito. Nicolas Mahut, in tabellone grazie ad una wild card, è il suo avversario. Ormai relegato oltre la centesima posizione e costretto a vivacchiare tra challenger e qualificazioni, non ha alcuna velleità di vittoria. Ma in cuor suo, in fondo, spera di trovarsi di fronte un gigante dalle gambe pesanti.
INIZIO DA INCUBO, POI CAMBIA TUTTO
I primi venti minuti dell’incontro, con un Mahut in versione monstre e un Del Potro relegato al ruolo di sparring partner paiono presagire una sconfitta dolorosa e cocente. Un parziale di 6-1 durante il quale all’argentino non riesce nulla. Sotto i suoi livelli con la prima, disastroso con la seconda. Inerme al cospetto dei vincenti di Nicolas, imperioso in risposta ed elegante nel gioco di volo. C’è preoccupazione. Per il transalpino sembra davvero tutto troppo bello e troppo facile. Il miglior tennis mai giocato nella sua carriera. Tutto troppo bello, facile e soprattutto breve. Perché la partita del francese finisce quando inizia quella dell’argentino. Inizia un’altra partita, un altro incontro. È Juan Martin che fa la voce del padrone. È Del Potro che inanella vincenti su vincenti, che prende fiducia, che serve bene e risponde meglio. La cronaca dei successivi tre set ha poco da raccontare. Sette game lasciati in poco più di un’ora e mezza, con il francese battagliero solo nel quarto parziale. Sospiro di sollievo, quindi, per Del Potro. Che avanza e attende il vincente di Leonardo Mayer – Benneteau, sospeso per oscurità con l'argentino avanti di un set. I segnali sulla sua forma sono contrastanti ma suscitano, comunque, ottimismo. E la sua presenza è fondamentale per dare ulteriore interesse a questo Slam. La quinta posizione nel seeding ce lo ricorda ogni volta che guardiamo il tabellone.
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