Debiti di gioco. Ricatto. Omicidio?

Un debito di 80.000 euro sarebbe la ragione che ha spinto Mark De Jong, coach di Robin Haase, a uccidere l'uomo d'affari Koen Evering. Il tecnico olandese aveva il vizio del gioco d'azzardo e aveva perso oltre 60.000 euro. I dettagli di una storia molto triste.  

Una terribile ingenuità, poi debolezza, infine malattia. Il vortice del gioco d'azzardo sarebbe stato fatale a Mark De Jong: con una spettacolare operazione di polizia, il coach di Robin Haase (n.59 ATP) è stato arrestato lo scorso 24 aprile all'aeroporto di Schiphol, Amsterdam. Capo d'accusa: omicidio. De Jong avrebbe ucciso Koen Evering, un uomo d'affari che orbitava nel mondo del tennis olandese. L'omicidio è avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 marzo nella villa di Evering a Bilthoven, nei pressi di Utrecht. La notizia aveva fatto il giro del mondo, ma non si capiva quale fosse il movente. Evering, tra l'altro, si era recato in Australia insieme ad Haase e allo stesso De Jong. Un mix di informazioni di polizia e indiscrezioni giornalistiche sembra dare una spiegazione: De Jong, 29 anni compiuti lo scorso 20 febbraio (è coetaneo di Haase) sarebbe un malato di gioco d'azzardo. In particolare, si dedicava al poker online e avrebbe accumulato debiti importanti. Evering gli avrebbe prestato 80.000 euro per coprire i suoi debiti di gioco, ma avrebbe preteso una rapida restituzione del denaro. In caso contrario, avrebbe minacciato di informare i media sulla sua dipendenza da gioco di De Jong. Da qui, il coach olandese avrebbe perso il controllo della situazione e lo avrebbe ucciso.


UNA VERSIONE DEI FATTI CHE NON CONVINCE

Il corpo senza vita di Evering, riverso in cucina, è stato trovato dalla figlia nella mattina del 4 marzo. De Jong si è messo subito a disposizione degli inquirenti e ha raccontato la sua versione dei fatti. La sera precedente si sarebbe recato a casa di Evering per assistere a una partita di calcio, nello specifico Feyenoord-AZ Alkmaar (valido per la Coppa d'Olanda). Al termine della partita, uscendo dalla villa, avrebbe notato alcune persone “sospette” muoversi nei paraggi. La polizia non ha dato troppo credito al racconto, ma gli ha ugualmente concesso di andare negli Stati Uniti al seguito di Haase per il torneo di Miami. La speranza di non avere problemi giudiziari è svanita la scorsa settimana, quando lo hanno bloccato al suo rientro in Olanda. Nello stesso volo c'era anche Haase, che però non avrebbe assistito all'arresto perché aveva viaggiato in business class e aveva l'uscita prioritaria rispetto a De Jong. Alcune fonti giornalistiche sostengono che De Jong fosse molto noto nell'ambiente dei giocatori di poker in Olanda. Chi lo conosce lo ha descritto come un giocatore mediocre, spesso perdente, che non aveva mai lavorato per migliorare la sua tecnica di gioco. Pare che vivesse il poker come un puro gioco d'azzardo. De Jong è un ex giocatore di medio livello: è stato al massimo numero 1.040 ATP in singolare e ha giocato la sua ultima partita nel 2013, al challenger di Scheveningen. La collaborazione con Haase era nata un po' per caso, a fine 2014. Il numero uno olandese era rimasto colpito dalla sua serietà, la dedizione durante gli allenamenti e la capacità di motivarlo. Per questo, dopo sei settimane di prova, gli ha chiesto di diventare il suo coach a tempo pieno.


HAASE: "QUELLA SERA NON C'ERO"

I media olandesi stanno dando un grande risalto alla vicenda, tanto da indagare nel privato di De Jong. Hanno persino controllato i dati catastali, scoprendo che non era certo ricco. Proveniente da una famiglia di sportivi, risulta ancora residente nella casa dei genitori. L'unico vizio sembra essere proprio il poker. Secondo il sito olandese www.pokernews.nl avrebbe accumulato un debito di gioco di 62.839 euro, cifra grossomodo compatibile a quella che gli avrebbe prestato Evering. Da parte sua, Haase ha spiegato di essere scioccato per l'accaduto e ha puntualizzato alcune cose emerse sui giornali. Ad esempio, avevano scritto che quella sera c'era anche lui nella villa di Evering. “Non è assolutamente vero. Di lui ho un bel ricordo, stava iniziando un nuovo business e pensavo che avesse trovato la pace. Sinceramente non sapevo che avesse ricevuto minacce. De Jong? Nei giorni successivi al fatto mi è parso scioccato quanto me per l'accaduto”. Pare che il duo Evering-De Jong avesse visitato più di un casinò durante la trasferta a Melbourne. Non era la prima volta che la vittima finisce in casi di cronaca: quattro anni fa aveva subito un'aggressione presso l'area vip dell'Amsterdam Arena. L'aggressore era stato il kickboxer marocchino Badr Hari, che lo aveva colpito talmente duro da metterne a rischio l'utilizzo di una gamba. Si era ripreso e aveva fatto una discreta fortuna con la sua agenzia di viaggi. Fino alla tragica fine, datata 3 marzo 2016.  

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