IL CALVARIO DEL TENDINE D'ACHILLE
"E tu stai soffrendo?" Gli ha chiesto, prontamente, il conduttore.
“No, mi piace ancora allenarmi, fare sport – dice Ferrer, che nel giorno dell'intervista non ha toccato la racchetta ma ha messo piede in palestra – diciamo che ho bisogno di più tempo per recuperare e il riposo è diventato parte della mia attività, in modo da presentarmi a posto fisicamente”. Il problema principale sono i tendini d'achille: “Mi sveglio al mattino e non sono in grado di fare le scale. Quest'anno è un calvario, sono cose che possono preoccuparmi anche per il futuro”. In realtà, il futuro non è ancora ben definito. Resterà nel mondo del tennis, non prima di aver trascorso 1-2 anni di stacco, di riposo, nella sua amata Javea. “Sarà un periodo necessario. Sono curioso, mi piacerebbe conoscere il mondo ma in un altro modo. Ho avuto una carriera stressante, nel tennis sei sempre al limite”: Frasi oneste, di un giocatore consapevole che il meglio è ormai alle spalle. Il conduttore, Manu Carreno, lo ha capito e ha insistito sul concetto del ritiro. Ha strappato a Ferrer un paio di indizi: “Lo Us Open potrebbe essere anche l'ultimo Slam della mia carriera. Certo, se lo vincessi ti direi di no!”. Sul futuro, è possibile che possa ottenere qualche wild card nel 2019 e magari chiudere in bellezza, in qualche torneo amico. “Di sicuro vorrei che fosse in Spagna, a Barcellona o a Madrid”. Forse il Conde Godò sarebbe il più adatto: negli anni d'oro, quando era stabile tra i top-10, ripeteva (e lo ha fatto anche con noi) che il torneo dei suoi sogni era Barcellona, ancora più del Roland Garros. Fu lì, sugli spalti del Real Club catalano, che iniziò a sognare di diventare un campione di tennis. Rafa Nadal gli ha impedito di vincere su quello stesso campo, per ben quattro volte. Ma sarebbe un buon posto per dire addio. La carriera di David lo merita.