SCARSA SUDORAZIONE
“A tavola i miei amici scherzano, mi incitano a mangiare carne, a maggior ragione in un posto come l'Argentina – ha raccontato nel weekend – però tutti capiscono e, sinceramente, non ho la tentazione di provarla”. La carenza di proteine animali viene bilanciata da proteine vegetali e, comunque, non avendone mai consumate, non ha necessità di farlo. Galan suda meno rispetto ai colleghi. Si potrebbe pensare che il recupero sia più lento, invece con un lavoro specifico e un'ottima costituzione fisica, non ha mai avuto particolari infortuni. “Sinceramente non so se la scarsa sudorazione deriva dall'alimentazione, però in effetti è vero”. La vittoria dell'Argentina dopo due giornate gli ha evitato di scendere in campo nella terza giornata, permettendogli di tornare a concentrarsi nel tour. Uscito dai top-200, adesso cercherà di chiudere bene la stagione e riavvicinare – o magari superare – il best ranking al numero 166 un paio di mesi fa, dopo la bella vittoria al Challenger di San Benedetto del Tronto. Sarà un bel test per capire se il suo menù è compatibile, non solo con un giocatore di alto livello, ma con un top-100 stabile. Banane e barrette energetiche sono il suo menù durante i match, addirittura è capitato che si idratasse con lo yogurt. “Sono arrivato a 1 metro e 90 senza che i miei genitori fossero molto alti – dice – probabilmente la carne non mi avrebbe fatto crescere di più”. Galan ha poi un'altra caratteristica particolare, anche se comune a diversi colleghi: ha saltato la trafila dei tornei junior per diventare professionista a 17 anni. “Non avevo molti soldi: per questo, quando andavo a scuola, non potevo allenarmi moltissimo. Poi ho deciso di provarci sul serio”. Aiutato dalle esperienze dei tre fratelli maggiori, ha capito quali errori andavano evitati per diventare un giocatore. Non è un caso che sia di gran lunga il più forte della famiglia. Sat Galan, il primogenito, è stato numero 650 ATP. “Mi hanno aiutato molto, non solo tennisticamente, poi si sono allenati con me quando non avevo nessuno con cui farlo”. Adesso, in Colombia, tutti guardano a lui. È un bel traguardo, ma Daniel vuole di più.