IL KIT KAT PORTAFORTUNA
Su un punto, i critici hanno ragione: non sarà un match spettacolare. Il rendimento dei due, soprattutto quello di Isner, dipende molto dal servizio. E se John si aspetta un match equilibrato, Anderson dice: “Credo che Isner abbia uno dei migliori servizi di sempre. Negli ultimi mesi vanta una grande percentuale di prime palle. Dopo il suo successo a Miami, osservandolo in partita e in allenamento, si capisce che ha acquisito la fiducia necessaria per giocare più tranquillo da fondocampo. Contro di lui, come prima cosa, bisogna prestare massima attenzione ai propri turni di servizio. È un match che solitamente viene deciso da pochi punti. Inoltre, essendo così potente, non si può esagerare nel palleggio. Bisogna essere aggressivi”. Anderson parla molto, dice cose sensate e intelligenti. Ascoltando le sue parole, si capisce perché ha saputo conquistare i top-10 e perché sia un legittimo aspirante alle ATP Finals. Però è noiosetto, non scherza mai, è sempre concentrato su quello che fa. “Quando ho raggiunto la finale allo Us Open ero felice e sollevato – racconta – ma non mi ero dato, io per primo, grandi chance di vittoria. Ho imparato la lezione e adesso scendo in campo sempre con grandi aspettative. Per quanto sia contento, sto facendo un buon lavoro in prospettiva. Mi spiego: spero di giocare altri due match. Sono concentrato su questo, meno sul fatto di aver battuto Federer”. Ammirevole. Però è più divertente ascoltare Isner, che è sbarcato a Londra con una settimana d'anticipo rispetto al torneo, volando direttamente da Dallas. Allenamento leggero appena atterrato a Londra, poi la rivelazione: i campi non erano troppo veloci. “In passato, erano troppo rapidi per me. Stavolta sono eccellenti”. Ma il suo portafortuna londinese sono – pensate un po' – delle barrette di cioccolato. Quando gli hanno chiesto se si sta alimentando meglio che in passato, ha detto: “Ehm, prima di venire a parlare con voi ho mangiato un Kit Kat – ha detto, sorridendo – giuro che è vero. Avevo voglia di un po' di zucchero. Non è normale per me, ma in questi 10 giorni, dopo ogni vittoria, mi sono mangiato un Kit Kat. Non cambierò certo adesso. Per il resto, da quando ho capito quanto sia importante la nutrizione, mangio molto bene. Non mangio molta pasta, non mangio mai la pizza o cose malsane. Metto ottimo carburante nel mio corpo”. Saranno contenti i responsabili della Nestlè, casa produttrice del Kit Kat. Fossimo in loro, chiederemmo a Isner di fare da testimonial. D'altra parte, qualche anno fa aveva pubblicizzato – unico tennista di sempre – cibo per cani. Sicuramente era più adatto di Anderson.