SORPASSO A BARAZZUTTI
Nel momento del bisogno, Fognini ha fatto esattamente quello che serviva: ha tolto i panni della cicala e ha indossato quelli della formica. Jarry è un lungagnone che tira fortissimo, soprattutto col dritto. Ha ragione Diego Nargiso quando lo paragona, facendo le debite proporzioni, a Juan Martin Del Potro. La sua strabordanza fisica si vedeva nella posizione in campo: era spesso lui a comandare il gioco, con Fognini costretto sulla difensiva, anche a tre metri dalla riga. Ma Fabio sapeva che prima o poi avrebbe smesso di grandinare. Affidandosi a due gambe rapidissime e reattive, ha fatto giocare sempre più palle a Jarry. Inevitabilmente, gli errori del cileno aumentavano e Fabio incassava il secondo set con la stessa facilità con cui aveva perso il primo. Nel terzo scappava sul 2-0, ma a quel punto Jarry spendeva ogni energia residua per rimettere in piedi il match. Ce la faceva, intascando tre game consecutivi. Sotto 3-2, Fognini ci metteva ancora più attenzione, agganciava il 3-3 e poi trovava il break decisivo al settimo game, grazie all'ennesima bordata fuori misura di Jarry. Il cileno lottava fino all'ultimo punto, metteva in mostra interessanti qualità caratteriali, su portava 0-30 nell'ultimo game, ma Fabio incassava gli ultimi quattro punti e portava a casa il sesto titolo in carriera, superando Corrado Barazzutti e agganciando Paolo Bertolucci. Per l'Italia è il successo numero 57 nell'Era Open: non il più importante, ma buona base per costruire qualcosa di interessante nei prossimi mesi. A parte la cambiale di 360 punti che Fabio dovrà scontare tra qualche settimana a Miami, la corsa al traguardo dei top-10 è difficile ma forse non impossibile.