Nella sala stampa di Monte-Carlo che si sviluppa in verticale, come fosse una piccola aula universitaria, O’Shannessy siede in prima fila, ma è tutt’altro che un secchione. Tutti lo conoscono e si aspettano faccia qualcosa di strambo, attese quasi sempre premiate. Cambia espressione facciale a ritmi bipolari, un po’ come quegli artisti di strada che sorridono e poi, passandosi la mano davanti al viso, tengono il broncio. Beve sempre qualcosa: che sia caffè, una bevanda in cui scioglie vitamine o altro che è meglio non domandare. Vicino a lui c’è il fido collaboratore, Andy Miller: alto, occhi di ghiaccio e una somiglianza sinistra con Johnny Sins, il pornoattore noto come Il Pelato di Brazzers. Andy viene spedito da O’Shannessy direttamente sul campo ad appuntarsi il report del match e, al suo ritorno, entrambi infarciscono il pc di statistiche. È fantastico vederli all’opera: dopo aver battuto Lajovic, Djokovic attendeva Coric al secondo turno e i due si stavano occupando di sezionare ogni punto della partita tra il croato e Benneteau, terminata con un’agevola vittoria di Borna. Alla richiesta di un esempio per testare la profondità del suo archivio digitale, Craig va sulla barra di ricerca interna e digita Schwartzman: già alla
w si aprono una quindicina di file divisi per superficie, vittorie o sconfitte, migliori scambi ed errori gratuiti. Uno spettacolo. «Ci si deve preparare analizzando innanzitutto le partite del torneo in corso, e poi a ritroso quelle della settimana prima, gli incontri passati e i confronti diretti» continua O’Shannessy.
Il rapporto con Djokovic si è ufficializzato nel dicembre dell’anno scorso, ma come spesso accade le basi sono state gettate tempo prima: «A inizio 2017, Nole stava cercando uno
strategy analyst e ha provato con me. Quando non posso essere fisicamente al torneo, lavoro da casa e gli passo le informazioni necessarie per attuare la strategia giusta. Non mi serve comunicare molto con Novak, parlo più spesso con Vajda». Ora Craig lavora in esclusiva col campione serbo, ma ciò che lo tiene maggiormente occupato è la gestione del suo sito – Brain Tennis Game – dove tra le altre cose vende otto differenti pacchetti: dal «#1 tennis strategy expert in the world»: le lezioni variano dal Game Plan a come giocare i primi quattro colpi di uno scambio, fino a cosa fare tra un punto e l’altro. Il costo varia dai 50 ai 150 dollari, ma per i consigli del numero uno possono considerarsi un buon investimento, anche per il giocatore di club.
Ma per fargli illuminare gli occhi, bisogna spostare la conversazione sulla famiglia: spesso in Europa per i tornei, è un costante andirivieni col suo nido a Austin dove ad attenderlo ha una «splendida moglie», un figlio di undici anni e una bambina di sette. In questi momenti diventa serio, quasi pacato. Ma subito dopo, torna a prendere la vita con leggerezza, sventolando il suo Rolex Submariner d’acciaio con quadrante blu, evidentemente farlocco, con il quadrante troppo grande e la ghiera non proprio di ceramica: «Guarda che bello, solo 100 dollari da un cinese». Però, quando provo a chiedergli di mostrarci una tipica strategia studiata per un match di Djokovic, diventa intransigente: «Vuoi sapere troppo,
fuckin’ italian!» mostrandomi il dito medio. Un ultimo sguardo e al medio si è aggiunto l’indice: «
Peace, love and happiness». Craig O’Shannessy, il guru della
strategy analysis applicata al tennis è fatto così.
Craig O’Shannessy è giornalista e coach australiano. Vive ad Austin, Texas, è sposato con due figli. Da allenatore ha seguito ottimi giocatori come Kevin Anderson, Amer Delic, Rajeev Ram, Melinda Czink, Jesse Levine, Brendan Evans e Marcel Ilhan. Poi ha scoperto il programma Dartfish e ha cominciato i suoi studi di match analysis. Dall’anno scorso lavora nel team di Novak Djokovic come Strategy Analyst. Nel suo archivio ha migliaia di match analizzati in ogni aspetto tattico. Inoltre ha un Master in giornalismo e collabora, tra gli altri, con il New York Times. Da non perdere il suo sito braingametennis.com