Riccardo Bisti
25 November 2018

Costa & Blanco: “La Davis rischiava di morire”

Per dare concretezza al suo progetto, il gruppo Kosmos si è rivolto a due ex giocatori rimasti nell'ambiente: Albert Costa e Galo Blanco. I due insistono nel considerare necessario il cambio di format, ma cadono in contraddizione: prima dicono che faranno il possibile per coinvolgere i migliori, poi sostengono che la loro presenza non sarà vitale.

Archiviato il vecchio format, con il successo della Croazia nella finale di Lille, la Coppa Davis sta per lanciare il nuovo progetto griffato “Kosmos”, gruppo di investimento che fa capo al difensore del Barcellona Gerard Piqué. Si è detto e scritto molto su quello che succederà, ma pochi hanno sottolineato come Kosmos non abbia un particolare background tennistico. Per le prime due edizioni madrilene, dunque, si sono affidati a due ex giocatori che sono rimasti nell'ambiente, sia pure in ruoli diversi. Albert Costa (vincitore del Roland Garros nel 2002) è stato capitano di Coppa Davis per tre anni, dal 2009 al 2011, vincendo per due volte il trofeo, mentre adesso dirige anche il torneo ATP di Barcellona. Da parte sua, Galo Blanco è stato un buon giocatore (vanta una vittoria su Pete Sampras al Roland Garros) e ha ottenuto risultati ancora migliori come coach. Ha portato Milos Raonic ad alti livelli, poi ha seguito Ymer, Khachanov e infine era entrato nel gruppo di lavoro di Dominic Thiem. Scelto da Kosmos per dare una mano al progetto, ha abbandonato l'ultimo incarico. I due sono stati intervistati dal quotidiano sportivo “Marca” e hanno rivelato alcuni progetti e idee sulla nuova competizione. Ecco alcune delle loro dichiarazioni più significative. Molte sono discutibili.

GALO BLANCO
SULLA DATA

Difficile raggiungere un accordo, perché ci sono molti interessi. Attualmente siamo collocati dal 18 al 24 novembre e ci vogliamo concentrare su questa collocazione. Le conversazioni con l'ATP vanno bene e vorremmo raggiungere una data che vada bene a tutti.

SULL'ATP CUP
Hanno voluto ricreare un torneo che già esisteva a Dusseldorf. Il format è simile al nostro, ma per il resto le due competizioni non hanno molto a che vedere tra loro. La Davis ha 118 anni di soria, conta sulle federazioni. L'ATP, invece, punta esclusivamente sui giocatori. Da noi una parte dei soldi vanno nelle tasche dei giocatori, una parte va alle federazioni: questo avrà ripercussioni sullo sviluppo futuro del tennis. Altra differenza: gli spettatori andranno in Australia per vedere i giocatori, mentre a Madrid verranno a seguire le loro nazioni. Non vogliamo che vengano a vedere Federer o Nadal, ma Svizzera o Spagna. Il tennista rappresenta il suo Paese e non se stesso: questo è il messaggio che vogliamo inviare.

SULL'ACCOGLIENZA A PIQUÈ
Gerard aveva un sogno, ma lui è un calciatore. Fosse stato un tennista, non ci sarebbero state tutte queste polemiche. La Davis è il progetto della sua vita e sta facendo tutto il possibile per creare un grande evento. Ovviamente non possiamo condizionare il pensiero di Federer, ed è ovvio che se lui dice qualcosa avrà sempre più risonanza. Ma io mi domando: che problema c'è se ad avere questa idea è stato Gerard Piqué? Per me è un problema che non esiste.

SULLA SUPERFICIE
L'idea è spostare il torneo in diverse parti del mondo. La cosa più importante è che i giocatori non debbano cambiare superficie nel corso di una settimana, in modo da ridurre il rischio di infortuni. Se il torneo precedente si giocherà su un campo veloce, la Davis si giocherà sempre su un campo veloce.

SULLA LAVER CUP
È un bene che ci sia, ma la mia preoccupazione è che il nostro torneo sia il migliore possibile. Non mi interessa che a Federer vada bene la Laver Cup: da anni, la Davis aveva bisogno di un cambio di immagine. Secondo me, senza il progetto Kosmos, rischiava di sparire. L'anno scorso ha vinto la Francia e Pouille non ha battuto un solo top-10. Stava perdendo prestigio e correva un pericolo. Era necessario un cambio.
ALBERT COSTA
SULLA PARTECIPAZIONE DEI MIGLIORI

Sono fiducioso che durante l'anno si possa convincere Alexander Zverev a partecipare. La buona notizia è che giocherà il primo turno a febbraio. Con il nostro lavoro, quello della federazione tedesca, del suo capitano, dell'opinione pubblica, credo che lo si possa convincere. In quella settimana si è sempre giocata la finale di Davis, quindi non ritengo che sia necessario uno sforzo extra. Quando c'è qualcosa di nuovo non viene sempre compreso subito, ma vorrei che i giocatori capissero che il calendario sarà meno duro e arriveranno più freschi a fine anno.

SULLE TRATTATIVE
Ho parlato con giocatori e agenti, soprattutto spagnoli. L'idea è andare in Australia per parlare con tutti i protagonisti. Sono convinto che saremo capaci di vendere l'evento. 18 Paesi nel solito posto, con il pubblico di tutto il mondo.. i giocatori sono importanti, ma dobbiamo concentrarci sulle nazioni, perché si tratta di una competizione per nazioni. Che poi un giocatore venga o no... ad ogni modo, sono convinto che alla fine i giocatori arriveranno. Se mi avessero proposto un format del genere quando giocavo, lo avrei accolto subito. Anche i match al meglio dei tre set.

SULL'IDENTIFICAZIONE DEL TORNEO CON LA FIGURA DI NADAL
Va così perché giocherà in casa e ha fatto sapere che ci sarà. Tuttavia, io non mi concentro su Rafa, bensì sui Paesi. Ovviamente la Spagna avrà un ruolo importante, visto che giocherà in casa. Ma anche gli altri Paesi avranno voglia di vincere, e vincerà il più forte. Vogliamo che Rafa ci sia, ma vogliamo concentrarci sulle nazioni.

SUL PRESTIGIO DELLA DAVIS
Quando l'abbiamo vinta nel 2000, giocavano sempre i migliori. Tutti i Paesi erano maggiormente coinvolti. Si è perso il prestigio, e grazie a questo nuovo format lo recupereremo.
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