«Sente benissimo il gioco - dice Wawrinka, sgocciolando acido lattico in conferenza stampa - ha un bel tocco, varia molto. Si muove veramente bene, velocemente, e anticipa un sacco. Oggi ha vinto perché è stato più aggressivo». Rovesci profondi, diritti a sventaglio staccati in salto, drop-shot, lob in contropiede, volèe appoggiate come babà - con delicatezza e un adeguato grado artistico - dal lato gusto della rete. Da giovane in Francia Corentin, che è una versione potenziata del vecchio Santoro - pochi centimetri, 175 scarsi, pochi chili, 68, e molto fosforo - ha vinto tutto a livello giovanile. E’ cresciuto con il mini-tennis, a botte di pittini, «e mi è rimasto il gusto per i colpi soffici e ben piazzati». Dicevano/dicono che è troppo corto e leggero per il power tennis di oggi, deliberato a velocità ultrasoniche da giganti suoi coetanei, o quasi, come Tsitsipas e Zverev - ma eccolo qui. Prima di Doha non aveva vinto un match che è uno sul cemento outdoor del circuito maggiore, Wawrinka è il suo primo scalpo fra i top-15. Prima del 2020 del resto aveva un 32 per cento di vittorie contro top-100, da capodanno in poi il 100 per cento. In Qatar è al sesto match di fila, ha dato 6-2 6-2 ad Alex Popyrin nel turno di qualificazione, nel tabellone principale ha sverniciato in due set Tennys Sandgren e Milos Raonic (oh yes!), ieri ha seccato in poche ore due ex top-10 come Nando e Stan. Senza fare un plissé.