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Marco Caldara
25 November 2018

L'ultima vera Coppa Davis è della Croazia

Dopo oltre cent'anni di storia ed emozioni la Coppa Davis come l'abbiamo conosciuta sin qui va in pensione coi sorrisi della Croazia, vincitrice per la seconda volta. Merito del suo top-10 Marin Cilic: a Lille gioca un match perfetto anche contro Pouille, la spunta in tre set e condanna una Francia mai capace di farsi pericolosa.
Nel 2017, su quello stesso campo, a saltellare in cerchio c’erano i giocatori francesi, mentre 364 giorni dopo allo Stade Pierre Mauroy di Lille la festa è tutta della Croazia. La Coppa Davis 2018 è loro, per la seconda volta nella storia dopo il 2005, e saranno i loro i nomi incisi sulla base dell’Insalatiera, premio simbolo di una competizione che dal prossimo anno non cambierà trofeo, ma cambierà sicuramente identità. Anche per questo l’edizione appena terminata ha assunto un’importanza maggiore rispetto alle precedenti, raddoppiando la soddisfazione di Marin Cilic, diventato l’uomo simbolo del week-end. Perché è il numero uno del team, perché è il più vincente in Coppa Davis nella storia della Croazia, perché ha firmato due punti su tre, e anche perché due anni fa si era già trovato a un solo set dal trionfo nella finale contro l’Argentina, ma poi ne perse tre di fila contro Del Potro e sul 2-2 Karlovic completò l’harakiri. Un brutto ricordo che si è volatilizzato quando il numero 7 del mondo l’ha spuntata per 7-6 6-3 6-3 contro Lucas Pouille, preferito da Yannick Noah al brutto Jeremy Chardy di venerdì, ma protagonista di un match insufficiente, incolore come un 2018 chiuso da numero 32 del mondo. Giusto dargli spazio, per carità, ma la sensazione è che contro il Cilic del week-end non avrebbe vinto nessuno, nemmeno i tanti restati in panchina (Paire, Gasquet, Mannarino) o quelli rimasti addirittura a casa, come Simon o Monfils. In due partite non ha mai perso il servizio, dominando prima contro Tsonga e poi mostrato la differenza di livello contro Pouille. La sua palla andava al doppio, e non ha sbagliato quasi nulla. Sembravano di due categoria diverse, forse lo sono visto come è sparito dai radar Pouille dopo aver messo il naso nella top-10, lo scorso marzo. Il suo rendimento nei mesi successivi ha fatto capire che serviva un miracolo, e il miracolo non è arrivato.
CILIC È DI UN'ALTRA CATEGORIA
C’è un dato che sintetizza più di ogni altro la differenza vista fra Cilic e Pouille: in tutta la partita il francese è arrivato una volta a 40 sul servizio del rivale, che invece gli ha messo sempre grande pressione nei momenti del bisogno. Un primo set vinto al tie-break servendo meno del 50% di prime gli ha tolto un bel peso, poi ha messo la quarta e ha dominato, approfittando del troppi errori gratuiti di Pouille, 44 a fine match. Gli è bastato accelerare quando ha sentito l’odore di una chance, spingendo forte dalla risposta, e un break nell’ultimo game gli ha tolto pure il peso di dover servire per chiudere. Il sigillo sulla partita l’ha messo con un lob vincente sul match-point numero tre, esattamente come tre anni fa riuscì ad Andy Murray, uno dei tanti big che almeno una volta hanno voluto conquistare l’Insalatiera. Stavolta è stato il turno di Cilic, che ha regalato al sua paese la rivincita dell’amara finale dei mondiali di calcio, quando a gioire era stata la Francia. “È stato il week-end dei sogni – ha detto il trentenne di Medjugorje –, e giocare in questo modo in una finale è qualcosa di incredibile. Sono estremamente fiero di ciò che ho fatto. Avevamo la sensazione che avrebbe giocato Lucas, ma io ho pensato solo al mio match. È una vittoria di squadra, e siamo orgogliosi di essere diventati campioni del mondo. È un sogno che diventa realtà”. Una finale mai davvero in discussione chiude anche il terzo (e probabilmente ultimo) capitanato di Yannick Noah, uomo simbolo del team francese. Anche nella sconfitta, con una buona fetta di colpe per qualche scelta – ora lo si può dire – sbagliata, ha regalato qualche scena degna di una Davis ormai dimenticata. Come quando negli spogliatoi, attendendo di essere richiamato in campo per la premiazione, è andato di nuovo a stringere la mano ai rivali, uno per uno, sorridendo a tutti. O quando, appena dopo, ha abbracciato e consolato il suo pupillo Lucas Pouille, in lacrime per la sconfitta. Scene che nei tornei normali non si vedono, e c’è il rischio di non vedere più nemmeno in Coppa Davis.

FINALE COPPA DAVIS 2018
FRANCIA VS CROAZIA 1-3

Lilla, Stade Pierre Mauroy (terra rossa indoor)
Borna Coric (CRO) b. Jeremy Chardy (FRA) 6-2 7-5 6-4
Marin Cilic (CRO) b. Jo-Wilfried Tsonga (FRA) 6-3 7-5 6-4
Herbert/Mahut (FRA) b. Dodig/Pavic (CRO) 6-4 6-4 3-6 7-6
Marin Cilic (CRO) b. Lucas Pouille (FRA) 7-6 6-3 6-3
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