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Riccardo Bisti
15 November 2018

“Coppa Davis e World Team Cup? Non è sostenibile”

Novak Djokovic domina sul campo, ma ha le idee meno chiare per il futuro. In particolare, è preoccupato per l'imminente dualismo tra Coppa Davis e World Team Cup. “Tutti vorrebbero un evento unico: dovremmo muoverci in quel senso”. Però non propone possibili soluzioni e “difende” la Laver Cup. Cancellata l'esibizione con Nadal in Arabia Saudita.
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Otto singolari, otto match da dimenticare. Per adesso, le ATP Finals stanno vivendo la peggiore edizione in quasi mezzo secolo. A parte Novak Djokovic e un sorprendente Kevin Anderson, i giocatori sono distrutti e guardano alle vacanze come un miraggio, un'oasi nel deserto. Soltanto un'eventuale sfida tra Djokovic e Federer (più probabile in semifinale che in finale, ammesso che lo svizzero ci arrivi) potrebbe rilanciare un torneo che non sta ripagando i tanti spettatori giunti nella splendida (lei sì) 02 Arena. E allora si parla d'altro. Anche a costo di essere noiosi, l'argomento Coppa Davis è sempre più vivo. Non ci sono ragioni per credere che l'anno prossimo i migliori arrivino più freschi, e allora ci si domanda chi giocherebbe – e in quali condizioni – le Davis Cup Finals, previste subito dopo il Masters. Sascha Zverev è stato chiaro: a suo dire, nessun top-player si sobbarcherà il viaggio a Madrid, ad eccezione di Rafael Nadal. Ma la sua opinione è chiara da tempo: non giocherà (mentre invece sarà a Francoforte per il primo turno). Più delicato il ruolo di Novak Djokovic: oltre a essere di nuovo leader sul campo, da qualche tempo è presidente del Player Council ATP. Dopo il successo di routine contro lo stesso Zverev, ha fatto il punto della situazione. Prima notizia: l'ATP non rinuncia alla World Team Cup, ritenuta uno dei tre punti cardine del nuovo piano marketing presentato in questi giorni: sarà presentata in questi giorni, in una conferenza stampa con Chris Kermode, Craig Tiley e lo stesso Djokovic. Tra il novembre 2019 e il gennaio 2020, dunque, avremo due eventi molto simili nell'arco di sei settimane. Assurdo, ma è colpa dell'ingordigia degli organi di governo del tennis, nella fattispecie ATP e ITF. Hanno pensato ai loro interessi, tenendo sullo sfondo il bene del tennis. Questo è il risultato.

"TUTTI VOGLIONO UNA SOLA COMPETIZIONE"
Secondo Djokovic, a breve il tennis dovrà scegliere tra la World Team Cup e la vecchia Insalatiera. “L'argomento deve essere affrontato da ora – dice Djokovic – nei prossimi due anni avremo due eventi con un format simile, se non lo stesso, a sei settimane di distanza. Non penso che sia un bene per lo sport. Crea più opportunità di lavoro per i giocatori, questo sì, ma non è sostenibile. Avremo due eventi “medi”, mentre l'ideale per tutti sarebbe crearne uno solo, unico. Da quello che ho sentito, tutti vogliono un solo evento perché il calendario è saturo. Il tennis ha la stagione più lunga tra tutti gli sport, ma continuiamo ad aggiungere eventi. Dovremmo concentrarci sulla qualità e non sulla quantità”. Affermazioni condivisibili, che però non tengono conto degli interessi contrapposti, se non conflittuali, tra ATP e ITF. Tuttavia, pur ammettendo quanto sia stata importante la vittoria in Davis come punto di svolta della sua carriera, il serbo non sembra avere nessuna nostalgia per la vecchia formula, unica essenza di una "vera" competizione a squadre. Il dibattito non è tanto sul pessimo format della nuova competizione, ma si limita all'esigenza di evitare due manifestazioni molto simili tra loro. “Non penso che il denaro sia un fattore scatenante – continua Djokovic – potrebbe sembrare così, e in certe occasioni lo è (chiara allusione alla Laver Cup, ndr). Tuttavia, come presidente del Player Council, ho avuto l'opportunità di parlare con le persone più influenti del nostro sport. La maggior parte di loro è sinceramente interessata allo sviluppo del tennis. Però ci sono interessi contrapposti: non è semplice premere il grilletto e trovare la soluzione giusta in un mese. Non funziona così. Ci sono membri, figure di vario genere, consigli di amministrazione. Ogni cosa deve essere votata”. Djokovic, tra l'altro, ritiene che la struttura dell'ATP sia migliorabile. “Ad essere onesti, non penso che funzioni troppo bene. È un processo lento e la questione Davis-World Team Cup è molto delicata”.

CORPO ESTRANEO LAVER CUP
Su queste pagine abbiamo più volte scritto, fino alla noia, che si poteva evitare il tutto senza il disgustoso voto di scambio vissuto a Orlando e se qualche personaggio influente si fosse espresso in tempo utile. La Davis andava benissimo così: conservando il format attuale, avrebbe mantenuto la sua anima e non ci sarebbe stata nessuna contrapposizione con la World Team Cup, che poi – alla resa dei conti – non sarà un evento aggiuntivo ma andrà a sostituire i tornei di Brisbane e Sydney, forse anche la Hopman Cup. Invece hanno prevalso gli interessi. Sullo sfondo c'è la Laver Cup. L'intervento shock di Julien Benneteau ha rivelato che Nick Kyrgios ha intascato 750.000 dollari per giocarla, dunque è legittimo pensare che Djokovic abbia guadagnato molto di più. Premessa doverosa. “La Laver Cup non è una competizione ufficiale e non offre punti ATP, però deve essere considerata come evento serio e molto riuscito. Quest'anno ne ho fatto parte e posso dire che ha attirato successo e attenzione. Fino a oggi, è l'unica competizione che può riunire in un unico team i grandi rivali del tennis. È stata un'esperienza unica”. Resta il problema del calendario. “Questa fase dell'anno, dopo lo Us Open, prevede la Laver Cup, poi la Coppa Davis, poi la World Team Cup subito a gennaio. È satura, ci sono troppi eventi in 3-4 mesi. Bisogna risolverlo, ma bisogna iniziare da qualche parte”. Affermazioni poco convincenti: come detto, la World Team Cup non dovrebbe neanche essere inserita nel dibattito perché si giocherà in avvio di stagione, senza rivelarsi un impegno extra. La Davis a fine novembre è un'assurdità, ma dovranno toccarla con mano prima di rendersene conto. Il vero corpo estraneo è la Laver Cup. Va bene che ci sia, ma non avrebbe il diritto di essere inserita nel dibattito. Invece si continua a ritenerla alla stregua di una competizione ufficiale. Il suo arrivo ha gonfiato i portafogli dei soliti noti, ha certamente regalato due weekend di divertimento, ma sta creando più problemi che altro. Quanto alla Davis, il vecchio format la spalmava nel corso dell'anno e – paradossalmente – la rendeva meno invasiva per i giocatori. Ma questa è un'altra storia.

NIENTE ESIBIZIONE CON NADAL A GEDDA
Così come è un'altra storia la notizia della cancellazione dell'esibizione tra Rafael Nadal e lo stesso Djokovic in Arabia Saudita. A quanto pare, l'infortunio di Nadal e la piccola operazione alla caviglia hanno permesso di risolvere il tutto in modo indolore, senza imbarazzo. A dare conferma della cancellazione è stato proprio Djokovic, sottolineando che il fattore decisivo sarebbe stato l'infortunio di Nadal e non un'opportunità politica dopo l'omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul. Difficile crederci: appena cinque giorni dopo, lo stesso Nadal sarà in campo ad Abu Dhabi per la consueta esibizione di fine anno, e non è credibile che cinque giorni facciano la differenza, a maggior ragione annunciandolo con così grande anticipo. E Nadal sta anche organizzando un'altra esibizione per raccogliere fondi a favore degli alluvionati di Maiorca: pare evidente che si terrà prima del 22 dicembre. In fondo va bene così: qualunque sia il motivo (o la scusa), l'esibizione in Arabia Saudita non si terrà. Il fine giustifica i mezzi, diceva un vecchio proverbio.

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