Non bisogna esaltarsi, ma è giusto gioire. È onesto ricordare che Fabio Fognini e Marco Cecchinato, nella doppia vittoria a Bastad e Umago, non hanno battuto giocatori meglio piazzati di loro. E Cecchinato non ha affrontato neanche una testa di serie (mentre Fognini ha superato Verdasco e Gasquet, entrambi con un passato da top-10). Ma sono numeri destinati a svanire nei ricordi. La verità è che l'Italia, per la seconda volta nella storia (la quarta, considerando anche il circuito WCT) intasca due successi al maschile nello stesso weekend. Se poi vogliamo estenderci ai dati unisex, saliamo a otto (o dieci) doppiette. Il 22 luglio 2018 non sarà ricordato come una data storica per il tennis italiano (mentre diventerà un Sacro Graal per il golf, in virtù dello straordinario successo di Francesco Molinari al British Open), ma i successi rimangono e hanno un importante valore statistico, anche perché “Fogna” e “Ceck” ci hanno portato a cifra tonda. Con questo doppio successo, l'Italia arriva a quota 60 titoli ATP da quando il tennis è stato aperto ai professionisti. I numeri hanno un certo valore soprattutto per Fognini: vincendo a Bastad, ha superato Paolo Bertolucci ed è diventato il secondo italiano più titolato dell'Era Open. Con sette titoli ATP, si trova a tre lunghezze da Adriano Panatta. Se è vero che certi titoli di Panatta hanno un peso specifico enorme (Roland Garros, Roma e Stoccolma sono i più importanti: all'epoca, il torneo svedese valeva un Masters 1000), Fognini sta costruendo un bottino di primissimo piano e non è da escludere che possa avvicinare e magari raggiungere Panatta, almeno sul piano numerico. A suon di successi, il ligure ha stroncato qualsiasi dibattito sul chi sia il più forte tennista italiano degli ultimi 40 anni. In virtù di questo, è legittimo chiedergli un passo in più, un titolo che si ricordi a distanza di anni.