Marco Caldara
23 February 2017

Caujolle: “I big? Meglio i giocatori atipici. E i giovani”

Jean-François Caujolle, direttore dell’ATP 250 di Marsiglia, parla della scelta di investire sui personaggi carismatici piuttosto che sui big. E anche del futuro del calendario ATP. “Certi tornei meritano lo status di ATP 750, e andrebbero creati anche dei Super Masters 1000”.
Capelli lunghi bianchi, barba, e un atteggiamento che mette curiosità. Basta guardarlo per rendersi conto che Jean-François Caujolle non è un personaggio qualsiasi, e le sue idee ne ricalcano a pieno la figura. Il fondatore e direttore dell’ATP 250 di Marsiglia (e anche del nuovo torneo di Lione) è uno senza peli sulla lingua, che non ha avuto problemi ad attaccare Roger Federer dopo il rifiuto di oltre un milione di dollari per giocare a Marsiglia qualche anno fa, e che mentre tutti puntano il dito contro Nick Kyrgios, lo ritiene “un personaggio che fa bene al mondo del tennis”. Piacciano o meno le sue idee, al quasi 64enne ex tennista francese – è stato numero 71 del mondo a fine anni ’80 – va riconosciuto il merito di aver reso l’Open 13 uno degli ATP 250 più apprezzati al mondo, e dalle sue interviste salta sempre fuori qualcosa di curioso. In questi giorni, per esempio, ha parlato della scelta di investire sui giovani o su personaggi in grado di intrattenere il pubblico, piuttosto che sui soliti campioni. “È un rischio – ha detto – ma preferirò sempre i personaggi carismatici, atipici”. Non è un caso che quest’anno abbia puntato su Kyrgios e Monfils, forse i due più grandi “entertainer” del circuito ATP, oltre ad aver dato due wild card a Stefanos Tsitsipas (classe 1998) e Denis Shapovalov (1999), due delle potenziali stelle del futuro. Una policy presente già da anni: basti considerare che nel lontano 1999 diede un invito a un Roger Federer ancora fuori dai primi 200 del mondo, che lo ripagò battendo il numero 5 ATP Carlos Moya. “La nostra è una scelta: c’è più gusto a scoprire i giovani talenti, piuttosto che puntare su giocatori già arrivati. A Doha, per esempio, investono molto per avere il numero 1 e il numero 2 del ranking, mentre noi preferiamo un torneo più denso, con il maggior numero possibile di incontri di qualità”.
IL FUTURO DEL CALENDARIO ATP
Caujolle ha parlato anche delle possibili novità che dal 2019 dovrebbero riguardare il calendario: un’opzione che sembra sempre più probabile. “Da tempo spingo perché vengano create delle nuove categorie in base al livello reale dei tornei. A Rio de Janeiro si gioca un ATP 500, ma il livello è inferiore rispetto a Marsiglia, che si gioca nella stessa settimana. Non mi dà fastidio che il Brasil Open sia di categoria superiore, ma allora ritengo che tornei come Basilea, Dubai, Pechino e Rotterdam (un po’ come sosteneva a fine 2016 Roger Brennwald, direttore di Basilea) debbano essere promossi a una categoria ATP 750, perché hanno un livello medio e dei prize money molto superiori”. Secondo Caujolle la situazione è la stessa per gli ATP 250, anche se non ha parlato apertamente della creazione di una categoria intermedia fra 250 e 500. “Generalmente i 250 hanno un top-10 o nemmeno quello, mentre a Marsiglia la media è stata di due, tre, anche quattro. Nel 2016 per vincere il titolo Kyrgios ha dovuto battere due top-10 più Cilic, che era numero 12. Quest’anno non è così, ma ci sono sei top-20. Insieme a Doha e Brisbane siamo l’ATP 250 dal livello più alto. Mi sembra logico che ci venga data la possibilità di offrire più punti. Credo che ci saranno presto dei cambiamenti radicali, e penso sia obbligatorio creare anche una categoria di ‘Super Masters 1000’ per Indian Wells, Madrid o Shanghai, che offrono standard sempre migliori. Certi sforzi vanno ripagati”. Nonostante tutto, comunque, il suo è uno di quei tornei che se la passano piuttosto bene. “Dipendiamo da tre parametri. Il primo è la posizione in calendario: i tornei Sudamericani gradirebbero passare al cemento, ma non è questo l’accordo iniziale con l’ATP. Il secondo è l’aiuto della provincia, che copre il 22/23% del budget. Il terzo è la struttura: il Palais des Sports è in costante miglioramento, ma cosa succederà in futuro? Creare un nuovo palazzetto costerebbe circa 100 milioni di euro: una follia. Non credo ce ne sia alcun bisogno: il nostro impianto è molto valido”.
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