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Caro Roger, ma chi te lo fa fare?

A 35 anni di età, Re Roger non smette di stupire. Dopo 6 mesi di stop, nel 2017 fa il triplete: Australian Open, Indian Wells e Miami. II prossimo obiettivo sarà Wimbledon, già conquistato 7 volte. Eppure lo svizzero non è sazio, ma…chi glielo fa fare?

Ma chi te lo fa fare di lottare ancora, a 35 anni di età, come se fossi un ragazzino?
Chi te lo fa fare, dopo 18 Slam conquistati e oltre 100 milioni di dollari di soli premi ufficiali di soffrire ancora, di alzarti al mattino e sapere che ti dovrai allenare oggi, domani e dopodomani per i prossimi tornei?
Chi te lo fare di fare dopo che sei stato già proclamato “Re” e “Dio” del tennis infinite volte?
Dopo che c'è chi ringrazia di vivere in questa epoca, in modo da poterti ammirare?
Dopo aver già dimostrato, chi te lo fa fare di dimostrare ancora?
Chi te lo fa fare di non dedicarti a tempo pieno alla tua famiglia? Eh Roger, chi te lo fa fare?
Dopo che hai vinto tutto quello che c’era da vincere?
Dopo che hai avvicinato al tennis milioni di persone, tutte unite dal tifo per te?
Chi te lo ha fatto fare, quando ti davano per finito, di tornare e farli tacere?
Non ti bastava quello che avevi già dimostrato durante la tua splendida carriera? Dovevi per forza dimostrare ancora? E quando si sono presentate le difficoltà? Quando è arrivato prima Nadal e poi Djokovic? Chi te l’ha fatto fare di continuare a restare nel circuito? Avresti potuto salutare tutti e dire “è stato bello”, lasciare spazio ai nuovi numeri uno. E invece non l’hai fatto, probabilmente non ci hai neanche mai pensato. Hai continuato a giocare, a lottare, anche quando le cose non andavano per il verso giusto. E chissà la sofferenza nel vedere trionfare quei due. Chi te lo fare, oggi, di confrontarti con ragazzi molto più giovani di te, con un quarto della tua esperienza? Insomma, Roger, dopo che hai ottenuto tutto ciò che uno sportivo può desiderare; una splendida carriera, il successo, il riconoscimento… chi te lo fa fare ancora?

ECCO PERCHE'...
Poi lo capisci sul matchpoint, quando l'ultima risposta di Nadal è volata via.
Quando ti metti le mani nei capelli come se non ci credessi neanche tu.
Quando ti diventano gli occhi lucidi. Quando saltelli come se fossi un bambino, contento per la sua prima vittoria. E’ l’amore per questo sport che te lo fa fare. E’ tutto ciò che sei riuscito a regalare, e che ti è tornato indietro come un boomerang. Sono la storia che stai scrivendo, i sacrifici che vedi ripagati, il calore del pubblico, in ogni stadio tennistico del globo, la gioia nell’alzare al cielo la coppa. Queste cose ti suggeriscono di stare in campo per altri cento anni. E’ la stima che ricevi da tutti, indistintamente. Perché tu riesci ad unire tutti. Sei l’unico che, quando gioca in casa dell’avversario, riesce comunque ad avere il pubblico dalla sua parte. Sei l’idolo che i ragazzini provano a imitare, il campione che li fa esultare ed emozionare davanti alla TV. Maestri di tennis, giornalisti, tennisti professionisti, genitori. Sono tutti con te. Le tue iniziali, per i più accaniti, diventano un tatuaggio, un tuo rovescio diventa un’immagine del profilo social, quel momento di te in ginocchio sull’erba di Wimbledon diventa uno sfondo del computer o del cellulare. Le tue racchette firmate, poi, sono lo status symbol del socio di club. Finché riuscirai a farci farci venire gli occhi lucidi, fino a quando riuscirai a stupirci, fino a quando questo amore e questa passione ti accompagneranno, noi continueremo a guardarti emozionati e ci domanderemo “Roger, ma chi te lo fa fare?”

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