PAROLE TARDVE
Ma non finisce qui: visto che la stessa ATP sta varando una nuova World Team Cup, che si terrebbe a partire dal gennaio 2020 in Australia (e in collaborazione con Tennis Australia, altro partner della Laver Cup), pare che Kosmos non abbia ancora rinunciato all'idea di riunire le due competizioni e organizzare un'unica Coppa del Mondo. Tre rappresentati della società spagnola si trovano a New York in questi giorni per discutere il problema, con riunioni formali e informali. Piqué, ad esempio, è venuto a sapere che i tennisti avevano votato contro la possibilità di giocare la World Team Cup a fine novembre. E allora avrebbe virato, con decisione, verso l'ipotesi di giocare la “Coppa Davis” a settembre, subito dopo lo Us Open. Tali voci sono arrivate a Federer, che con una delle TV pubbliche svizzere (RTS) ha espresso i concetti che vi abbiamo riportato qualche riga fa. Affermazioni che lasciano perplessi non per il contenuto, ma per le tempistiche: Federer è rimasto in silenzio mentre la tradizione della Coppa Davis veniva affossata , limitandosi a qualche alzata di sopracciglio, comunque dopo il voto (“Sono un po' triste e sorpreso, adesso non sarà più la stessa. Spero che investano davvero sui giovani, come è stato promesso”). Adesso che il progetto Laver Cup rischia di essere travolto dall'opulenza di Kosmos, prova a far sentire la sua voce. Se lo svizzero avesse utilizzato la sua influenza mentre andava in scena lo sgretolamento della tradizione, magari qualche delegato in più non avrebbe ceduto alle sirene di Kosmos e svenduto il suo voto. Visto il risultato delle votazioni, ne sarebbero bastati pochi. Ma evidentemente non annusava pericoli per la Laver Cup. Soltanto adesso, fuori tempo massimo, prende una decisione chiara che sembra più un'auto-tutela che qualcosa di davvero sentito. Se adesso è esploso il problema delle troppe sigle che governano (o aspirano a governare) il tennis, è solo perché troppe parti in causa hanno permesso di arrivare allo scempio attuale. D'altra parte, già 24 anni fa, nella sua famosa inchiesta “Is Tennis Dying?”, Sports Illustrated aveva lanciato l'allarme e la necessità che il nostro sport fosse guidato da un commissioner. Oggi qualcuno se ne è accorto, ma è troppo tardi.