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15 January 2020

Camila Giorgi fuori dalle 100: talento perduto?

A 28 anni l’azzurra, dopo un 2019 piagato dagli infortuni, avrebbe ancora tutto il tempo di mantenere le aspettative che il suo grande talento e le tante vittorie contro le top-player hanno alimentato. Ma per riuscirci, oltre alla salute e a un pizzico di fortuna, deve anche cambiare marcia.

Nessuno si muove come lei in campo

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Foto Ray Giubilo

Camila Giorgi è fuori dalle prime 100: non accadeva da sette anni. A fine 2019 Jasmine Paolini le ha strappato la medaglietta di numero 1 azzurra, lunedì il ranking Wta l’ha spostata al numero 103, fuori dal piccolo paradiso del tennis. Eppure Camila puntava al Paradiso vero, quello delle prime 10. Oggi invece rischia di diventare la copia carbone di tante già viste nel tennis. Un grande talento: tecnico e atletico, sfruttato solo a metà. In poche, quasi nessuna, si muovono come lei sul campo. In pochissime possiedono il suo timing, e la capacità di picchiare così forte anche avendo a disposizione più un fisico da modella che da valchiria.

Reginetta social

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Foto Instagram

Due titoli Wta, un quarto negli Slam

Quando è apparsa, giovanissima, sembrava destinata ad arrivare in fretta nei quartieri alti. Una predestinata. Per ora al massimo è arrivata al n. 26, nell’ottobre del 2018, il suo anno migliore. Ha vinto due tornei (su otto finali), il primo sull’erba di ’s-Hertogenbosch il secondo a Linz, negli Slam si è messa in tasca un solo quarto di finale: due anni fa a Wimbledon, quando per un set prese a pallate Serena Williams nel suo giardino preferito.

Da Sharapova in giù quante vittorie eccellenti

Di fuoriclasse del resto in carriera ne ha stese tante, in carriera. L’elenco fa impressione: Sharapova, Azarenka, Wozniacki, Muguruza, Pliskova, tanto per fermarsi alle n.1. E poi Schiavone, Bartoli, Stosur, Pennetta, Stephens, Ostapenko fra le vincitrici di Slam. Sempre giocando ‘alla Giorgi’, cioè tirando tutto, e al diavolo la tattica, senza badare a chi sta dall’altra parte della rete, perlomeno fino a un paio di stagioni fa. Sempre appesa alle parole di Sergio, il papà coach che non ammette interferenze e conosce un solo comandamento: non avrai altro tecnico all’infuori di me.

Con papà Sergio, nel bene e nel male

Senza il suo entusiasmo e la sua grinta, difficilmente Camila sarebbe diventata una tennista di buon livello. Ma l’integralismo delle idee di papà, l’oltranzismo di certe posizioni, è sicuramente costato a Camila una lunga faida con la Fit, poi sanata, forse anche una carriera diversa: da top player, invece che da prodigio incostante.

Camila, peraltro, non è una che si lamenta. Non gioisce per le vittorie, non si deprime per le sconfitte, non parla mai delle avversarie, non si mette obiettivi. Si illumina piuttosto quando parla della linea di abbigliamento che forse un giorno assorbirà il suo interesse, dei vestitini (molto belli) che disegna mamma Giorgi. Basta guardare il suo Instagram per capire che il tennis non è la passione assoluta della sua vita.

2020 cruciale, 28 anni non sono troppi per svoltare, ma...

Va detto che nel 2019, anno nero, si è messo di traverso anche un brutto infortunio al polso, che l’ha fermata per tre mesi, e i malanni si sono poi fatti vivi di nuovo a fine stagione. Il 2020 non è iniziato al meglio: sconfitta secca contro Serena ad Auckland - e qui ci può stare - qualificazione mancata a Hobart, con il doppio 6-2 incassato dalla Kozlova. Il tempo per riprovarci, a 28 anni, ci sarebbe anche, il tennis di questi anni ne ha fornito mille dimostrazioni, anche in casa nostra. E Il tennis azzurro femminile ha disperatamente bisogno del suo talento Ma Camila, questo è il punto, ha davvero voglia di cambiare marcia?

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