La penultima settimana di tornei ha evitato che il 2018 lasciasse un brutto rilievo statistico per il tennis femminile italiano. La vittoria di Camila Giorgi a Linz ci ha permesso di festeggiare il titolo numero 73 nel circuito WTA. Non accade dal 1999 che l'Italia trascorra un'intera stagione senza vincere neanche un torneo. Siamo reduci da un periodo straordinario, senza precedenti, giunto alla sua naturale conclusione con la finale tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci allo Us Open 2015. Come è noto, il primo titolo risale al 1982, quando Sabina Simmonds (che oggi fa la maestra a San Remo) si impose sul cemento di Bakersfield. Da allora, ci sono state soltanto quattro annate in cui l'Italia è rimasta a secco di titoli: il 1983 e poi il doloroso triennio 1997-1998-1999. Sono trascorsi quattro lunghi anni dal successo di Gloria Pizzichini a Bol (5 maggio 1996) e quello di Tathiana Garbin, attuale capitana di Fed Cup, a Budapest, il 23 aprile 2000. Gli ultimi anni del ventesimo secolo sono stati tremendi, simboleggiati anche da una retrocessione nell'allora Serie C della Fed Cup, con un paio di umilianti sconfitte contro Canada e Indonesia. Poi sono arrivate, una dopo l'altra, quattro ragazze che hanno cambiato la percezione del tennis femminile in Italia. Inutile ripetere quanto hanno saputo fare Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Sara Errani (per quest'ultima c'è la concreta speranza che possa esserci ancora futuro, e non soltanto passato): basta un dato statistico per certificare la loro grandezza. Insieme, hanno raccolto 38 titoli, più del 50% del totale.