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Riccardo Bisti
22 November 2018

“Braccio2", ”ne bis in idem” e le frasi di Bruni...

Le stranezze giuridiche della sentenza che "uccide" sportivamente Bracciali e Starace. Non si può giudicare due volte lo stesso fatto, ma la presenza di due nuovi testimoni avrebbe consentito lo svolgimento di un nuovo processo. E poi sono state considerate le dichiarazioni di Bruni in fase istruttoria, ignorando quelle sotto giuramento. Perché? E il Corsera scrive che...

Chissà cosa penseranno Francesco Beraglia, Giulia Masci ed Elisa Mombelli, i tre giudici del Tribunale di Cremona che lo scorso 9 gennaio scrivevano 108 pagine di sentenza in cui Daniele Bracciali e Potito Starace venivano scagionati da qualsiasi accusa di illecito, perché il fatto “non sussiste”. Oltre dieci mesi dopo, il canadese Richard McLaren (che deve buona parte della sua notorietà per aver cercato di inchiodare il doping degli atleti russi alle Olimpiadi Invernali di Sochi) ribalta tutto e stabilisce la pena massima per l'aretino: radiazione e 250.000 dollari di multa, mentre ferma Starace per dieci anni e lo condanna a pagare 100.000 dollari. La domanda che tutti dovrebbero porsi – e che in pochi hanno fatto – è: come mai gli stessi fatti vengono interpretati in modo diametralmente opposto da due tribunali (anche se, nel caso di quello della TIU, non si può parlare di Tribunale: c'era soltanto McLaren a decidere)? La risposta è semplice: mentre a Cremona si sono attenuti alle risultanze tecniche, a Londra hanno deciso di attribuire a Bracciali la paternità degli SMS inviati il 18-19 aprile 2011, nei quali si organizzava la presunta combine per il match tra Potito Starace e Daniel Gimeno Traver a Barcellona. A Cremona si era stabilito – non al 100%, ma con un buon grado di sicurezza – che tale scheda incriminata non poteva essere attribuita a Bracciali. Dal 4 gennaio 2010 al 9 gennaio 2012, è stata intestata a Giorgia Onofri, all'epoca compagna di Enrico Sganzerla, uno degli scommettitori del gruppo dei “bolognesi”, e sarebbe stato lui a utilizzarla. Bracciali ricorda che la scheda “Braccio2” è stata rilevata nella stessa cella del suo telefono cellulare per sette volte in quattro anni. 7 situazioni in 1460 giorni: lo 0,47%: un po' poco per pensare di attribuirla a lui.

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NUOVI TESTIMONI, NUOVO PROCESSO (?!?)
In realtà, la sentenza del tribunale di Cremona fornisce un dettaglio leggermente diverso, ma non cambia il principio. Scrivono i giudici (pag.103): “Quanto poi alle due schede denominate da Bruni come Braccio1 e Braccio2, che rappresenterebbero i mezzi predisposti per rendere operativa l'associazione, lo stesso Bruni ha dichiarato che probabilmente non furono mai consegnate a Bracciali né da questi utilizzate, e in senso contrario non può valere la circostanza che per tre volte in tre anni e mezzo la scheda Braccio2 agganciasse la stessa cella dell'utenza privata di Bracciali, posto che secondo Bruni quella scheda era utilizzata anche da lui e Sganzerla che, seguendo i tornei, occasionalmente potevano trovarsi nello stesso luogo del tennista”. Detto che 3 volte in tre anni e mezzo rappresentano lo 0,23% del totale, la stessa sentenza spiega il perché dei tre incroci. Ed è un “perché” credibile. Nonostante questo, McLaren ha ritenuto che la scheda fosse nelle mani di Bracciali. Da qui, la scelta di stangare sia lui che Starace. Nella decisione ci sono altri punti di difficile comprensione. Per esempio, esiste l'elementare norma giuridica denominata “ne bis in idem”. Significa che nessuno può essere processato due volte per il medesimo fatto. Se la sentenza di Cremona era un procedimento penale, Bracciali e Starace erano stati giudicati quattro volte dalla Giustizia Sportiva Italiana, con la sostanziale assoluzione di entrambi (soltanto Bracciali ha scontato dodici mesi per violazione dell'articolo 1 del Regolamento di Giustizia: in sintesi, è stato sanzionato per il solo fatto di aver intrattenuto rapporti con Bruni). A Londra si è ritenuto di effettuare un secondo processo soltanto perché c'erano due testimoni nuovi, un avvocato e un consulente. Detto che non si sarebbe trattato di teste chiave, se emergono elementi nuovi va rifatto lo stesso processo, non se ne deve aprire uno nuovo.

A sinistra, Manlio Bruni

BRUNI, TESTIMONE A METÀ
In altre parole, ci sono fondati dubbi sulla legittimità del mini-processo londinese. Un altro elemento che ha portato alla stangata è stata la decisione di McLaren di prendere per buone le prime dichiarazioni di Manlio Bruni. Nel 2014, il commercialista bolognese raccontò di tutto al PM Roberto Di Martino. Le dichiarazioni rilasciate in fase istruttoria, ovviamente, non hanno valore di prova. Al momento di testimoniare sotto giuramento, Bruni disse ben altro. Eppure sembra che siano state tenute in considerazioni le prime affermazioni, nonostante Bruni abbia fatto pervenire al processo londinese una lettera in cui ribadiva quanto detto a processo, scusandosi con Bracciali. Proposto come testimone chiave, non è stato ascoltato. E ancora: nessuna delle due sentenze (quella Bracciali e quella Starace) spiega in che modo avvenissero i contatti tra i due giocatori. Nella sentenza Bracciali ci sarebbe scritto che la spiegazione è nell'altra. Nella sentenza Starace pare che non ci siano particolari spiegazioni. Come vi abbiamo già detto, i due italiani faranno ricorso al CAS di Losanna e sembra che abbiano in mano ottime carte non solo sul merito, ma anche sul diritto. Vedremo. Rimane il dubbio: perché questa mazzata a due giocatori ormai fuori dal tour? Perché tanta severità dopo che le loro carriere erano già state prese a picconate? Mistero. Bracciali si domanda come mai nei processi sul Tennis Anti Corruption Program compaia così spesso il nome di Richard McLaren, che peraltro “vanta” un 100% di condanne.

Richard McLaren

PESCI PICCOLI
Come è noto, la Tennis Integrity Unit è stata creata una decina d'anni fa sull'onda emotiva dello scandalo per il match Davydenko-Vassallo Arguello a Sopot 2007. Il suo organico (composto da una serie di ex poliziotti di Scotland Yard) è stato via via rinforzato, ma era finito nell'occhio del ciclone un paio d'anni fa quando l'inchiesta BBC- Buzzfeed avanzò più di un dubbio sul modo in cui venivano svolte le indagini. Un'inchiesta indipendente ha stabilito che non ci sono ragioni per dubitare sull'operato della Tennis Integrity Unit, ma lo storico delle condanne fa sorridere: sono finiti nella mannaia soltanto elementi di secondo, terzo o addirittura quarto piano. I più noti ad essere squalificati sono stati Daniel Koellerer, Guillermo Olaso e Nicolas Kicker. La stangata di ieri rende Starace (ex n.27 ATP) e Bracciali (ex n.49) i due giocatori dal best ranking più alto ad essere squalificati. Si sussurra sempre dell'impunibilità che nutrirebbero nomi più importanti. È antipatico fare illazioni, ma la storia insegna che a oggi non ci sono state condanne nei confronti di nessun nome di rilievo. Anche se l'articolo dell'edizione odierna del Corriere della Sera, a firma di Marco Bonarrigo e Gaia Piccardi, sia pure con una serie di imprecisioni sulla vicenda Bracciali-Starace, chiude con un'affermazione da brividi: “Ma non finisce qui. McLaren ora ha in mano le carte di Marco Cecchinato, il semifinalista di Parigi assolto dal Collegio di Garanzia del CONI da una pesante accusa di match fixing risalente al 2015 per “vizio procedurale”. Una faccenda di cui vi abbiamo già raccontato. Ma questa è un'altra storia.

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