Il 2017 segna dunque l'anno della svolta. Rientrato a gennaio nel Challenger di Happy Valley, Bolt centra la qualificazione e si spinge sino al secondo turno del tabellone principale. Un'importantissima iniezione di fiducia che lo lancia verso le quali degli Australian Open, superate con carattere e contro avversari non affatto scontati del calibro di Copil, Bachinger e Benneteau. A questo punto per Alex si spalancano le porte del primo Slam, quello casalingo, il più bello per ogni tennista australiano. Un sogno che si realizza e apre a scenari inattesi ("Non avrei mai pensato di riprendere la racchetta in mano", raccontava) per una seconda carriera pronta a spiccare il volo. Melbourne, di anno in anno, diventa il termometro della sua crescita: nel 2018 viene 'ripescato' da Lleyton Hewitt in persona dopo la sconfitta in finale nel torneo che metteva in palio una wild card contro il diavolo De Minaur. Per il capitano di Davis sarebbe stato un peccato mandare in fumo una 'candidatura' così interessante per il main draw alla luce del livello espresso da Bolt, sconfitto poi solamente al quinto set da Troicki al primo turno. E' nel 2019, però, che Alex compie il proprio capolavoro issandosi sino ai sedicesimi con gli scalpi di Sock e Simon prima di arrendersi a Zverev. Tra pochi giorni ci riproverà, forte del primo quarto Atp raggiunto nella sua Adelaide e di un ingresso in top-100 non utopico con un pizzico di continuità nell'arco della stagione. Per aggiungere ancora qualche altro mattoncino, questa volta con una racchetta al posto della cazzuola.