Non si è ancora placata l'onda emotiva per l'aggressione subita da James Blake il 9 settembre 2015. Un agente di polizia, James Frascatore, lo aveva scambiato per un membro di una banda di frodi informatiche e lo ha aggredito fuori da un hotel di Manhattan, dove l'ex top-5 ATP stava aspettando la transportation per recarsi allo Us Open. Poiché il New York Police Department dipende dalla città, Blake ha pensato a lungo se intraprendere un'azione legale. Ha rinunciato, ma in cambio ha ottenuto il varo di un ufficio legale che aiuterà le persone che denunciano gli abusi di potere della polizia. Negli ultimi anni, troppe azioni legali si sono interrotte perché molte presunte vittime avevano fatto marcia indietro. Ma se la vicenda giudiziaria si è conclusa, è ancora in corso un procedimento amministrativo nei confronti di Frascatore. Martedì scorso, Blake è comparso in tribunale e ha detto che l'agente, nei concitati momenti dell'aggressione, non ha mai detto di essere un poliziotto “come invece si vede fare nei film”. Da parte sua, Frascatore ha esposto una versione ben diversa: “Quando un mio superiore ha effettuato lo scambio di persona tra Blake e la persona che stavamo cercando, mi sono precipitato nel traffico della 42esima strada e mi sono avventato furtivamente su Blake per mantenere un elemento di sorpresa, visto che i sospetti avrebbero potuto essere armati di coltelli”. Frascatore sostiene di aver detto: “Polizia, non muoverti” nel momento in cui ha immobilizzato l'ex tennista. “Come prima cosa, volevo semplicemente tenere la situazione sotto controllo”. Insomma, le due versioni sono discordanti. E ci sono altre incongruenze: ad esempio, Frascatore sostiene di essersi scusato con Blake quando è stato chiarito lo scambio di persona. “Non è mai successo” ha replicato il giocatore. La vicenda ha avuto una certa risonanza perché Blake, oltre ad essere un personaggio pubblico, è nero. Attualmente, negli Stati Uniti è in corso un dibattito sugli abusi di potere della polizia contro i neri, anche se disarmati.