SPOSTAMENTI E ROVESCIO IN SLICE
La presenza di Berrettini a Bergamo è stata un po' casuale: non era iscritto, poi la scorsa settimana è giunto in semifinale a Cherbourg. Per questo non ha potuto giocare le qualificazioni al torneo ATP di Marsiglia, ottenendo uno special exempt per tornare al PalaNorda. Non deve essere stato facile giocare un Challenger, peraltro con tanta pressione addosso. “Abbiamo parlato molto di questo argomento con il mio team – dice Berrettini, che per tutta la settimana è stato seguito da Umberto Rianna, poi per la finale è stato raggiunto da coach Vincenzo Santopadre – stiamo vivendo tutto questo come un percorso a lungo termine, da vivere giorno dopo giorno. Sto giocando qualsiasi partita, dai Futures agli Slam, con lo stesso tipo di approccio mentale. In effetti mi era un po' mancato a fine anno, quando ero un po' scarico e avevo qualche stimolo in meno”. Qualche settimana fa, Matteo ha perso una partita un po' deludente a Montpellier: “Non perché il mio avversario fosse scarso, ma perché mi sentivo un po' strano in campo. Allora sono ripartito da Cherbourg con grande intensità, come se fosse l'ultimo torneo della mia vita. A Bergamo non ho sentito tanta pressione, anzi, sono stato ben contento di venire. Ripensando a dov'ero l'anno scorso mi sono reso conto di quanto lavoro, impegno e momenti difficili abbia dovuto passare. Inoltre avevo perso alcune finali, c'era stata qualche delusione che mi ha spinto a lavorare ancora di più”. A Cherbourg è arrivata una semifinale, adesso il secondo titolo Challenger dopo quello ottenuto l'anno scorso a San Benedetto del Tronto. Il percorso di Berrettini prosegue, senza sosta. Dopo la finale e decine di foto e autografi, è scappato alla stazione ferroviaria perché è rientrato a Roma già in nottata. Ma non avrà molto tempo: tra qualche giorno partirà per gli Stati Uniti, dove giocherà le qualificazioni ai Masters 1000 di Indian Wells e Miami, oltre al Challenger di Irving (“Dove per adesso sono nelle qualificazioni, ma speriamo che la lista possa un po' scalare”). Ad aprile tornerà in Europa per giocare sulla terra battuta, ma la programmazione non è ancora ben definita. Il Berrettini visto al PalaNorda, oltre a una grinta feroce, è piaciuto perché si sono visti un paio di miglioramenti interessanti: è più rapido negli spostamenti (dettaglio importante per un ragazzo alto 193 centimetri) ed è più incisivo con lo slice di rovescio. Matteo concorda: “Abbiamo lavorato molto sulla tecnica degli spostamenti. Sono convinto che ci sia margine, posso muovermi ancora meglio. In alcuni punti lo faccio, in altri no. Quanto allo slice, da 2-3 settimane lo sto giocando molto bene. È un'ottima variante da alternare con il top. A proposito: credo di aver giocato una delle mie migliori partite con il rovescio in topspin. Sono sempre stato solido, lui ha un gran rovescio e nei due precedenti mi aveva massacrato da quella parte. Quando non perdo campo dal lato sinistro, spesso il mio avversario va in difficoltà”.